L’epatite C è un’infezione virale che colpisce il fegato, causandone l’infiammazione. La malattia può essere contratta attraverso il contatto con sangue infetto, l’uso di droghe iniettabili, trasfusioni di sangue contaminato e, in rari casi, il contatto sessuale. Sebbene i trattamenti per l’epatite C siano in genere sicuri ed efficaci, possono insorgere complicanze e danni per il paziente. In certi casi, se vi sono stati errori o negligenze, il paziente potrebbe avere la possibilità di richiedere un risarcimento per i danni subiti.
Prima di iniziare il trattamento per l’epatite C, il paziente deve essere valutato attentamente dal medico per stabilire la sua idoneità al trattamento. Il medico considererà fattori quali la gravità dell’infezione, la presenza di altre patologie e la salute generale del paziente. In alcuni casi, il trattamento potrebbe essere sconsigliato, ad esempio per donne incinte o che allattano, pazienti con gravi problemi epatici oltre all’epatite C, o individui con specifiche allergie o intolleranze ai farmaci utilizzati per l’epatite C.
Nonostante la terapia per l’epatite C sia solitamente sicura, possono verificarsi complicanze. Le più comuni includono reazioni avverse ai farmaci, peggioramento della funzione epatica e, in rari casi, evoluzione verso cirrosi o cancro al fegato. Queste complicanze possono causare dolore, disagio e altri sintomi, e spesso richiedono un trattamento immediato.
Il medico che prescrive e gestisce il trattamento per l’epatite C ha il dovere di informare il paziente sui rischi del trattamento e sulle possibili complicanze. In caso di danni subiti a seguito del trattamento, se dimostrati errori o negligenze, il medico potrebbe essere chiamato a rispondere di tali danni.
Se hai subito un danno a seguito di un trattamento per l’epatite C e ritieni che ci siano state negligenze, potresti avere la possibilità di richiedere un risarcimento del danno. Per farlo, puoi contattare Periplo Familiare, uno studio legale specializzato in responsabilità medica. I nostri avvocati esperti ti assisteranno nel processo di richiesta di risarcimento, aiutandoti a ottenere il giusto riconoscimento possibile.
Nel 1969, Davide era solo un bambino quando viene ricoverato per una semplice appendicectomia.
Durante l’intervento, si rendono necessarie delle trasfusioni di sangue e di plasma purtroppo successivamente risultate infette dal virus HCV e HIV. Tra la fine degli Ottanta e l’inizio dei Novanta, migliaia di persone come Davide vengono infettate tramite la trasfusione di sangue ed emoderivati infetti e non preventivamente controllati, come da protocollo.
Nel 2004, all’età di 35 anni, Davide muore per numerose complicanze dovute a un sistema immunitario gravemente compromesso.
IL DANNO
In seguito alla trasfusione di sangue infetto, il calvario fisico e psicologico vissuto da Davide è stato lento e inesorabile. Anche per i familiari, la vicenda è stata segnata, oltre che da un profondo dolore, da un senso di impotenza. Sono infatti dovuti trascorrere diversi anni dalla perdita del proprio caro affinché la sorella e la mamma di Davide prendessero in mano la vicenda alla ricerca di giustizia.
IL RISARCIMENTO
Dopo un percorso piuttosto lungo e faticoso, si è giunti alla sentenza che ha riconosciuto la piena responsabilità del Ministero della Salute per la mancanza dei controlli dovuti sulle sacche di sangue trasfuso; sentenza onorata, e solo a seguito di proposizione di ricorso di ottemperanza, con liquidazione a favore dei familiari della somma di € 1.150,000,00.