L’associazione Periplo Familiare tutela i diritti dei pazienti danneggiati e dei loro familiari supportandoli prima di tutto nelle giuste azioni da compiere.
L’Ortopedia è la disciplina medica che si occupa dell’apparato locomotore, e in particolare, del sistema muscolo-scheletrico. La branca principale è costituita dalla chirurgia ortopedica, che riguarda la cura delle affezioni di ossa, articolazioni, legamenti, tendini, muscoli e nervi.
I casi più frequenti di errori medici che si registrano in ortopedia riguardano l’omessa diagnosi di fratture, lesioni muscolari o tendinee, l’errata esecuzione di interventi chirurgici sulle fratture, l’inserimento di protesi di dimensioni errate e la presenza di infezioni dovute alla mancata sterilizzazione dei ferri chirurgici o della sala operatoria.
L’associazione Periplo Familiare si impegna attivamente nella tutela dei pazienti che hanno subito danni a causa di errori medici in ortopedia. Con un team di medici e avvocati specializzati in malasanità, offriamo consulenza e assistenza legale con l’ obiettivo di assicurare che i pazienti ricevano il giusto risarcimento danni per le sofferenze subite. Periplo Familiare garantisce che ogni caso di malasanità venga trattato con la massima serietà. La nostra esperienza e conoscenza nel campo ci permettono di affrontare con competenza anche i casi più complessi dimalasanità ed errori medici in ortopedia.
L’intervento di artroprotesi all’anca consiste nell’asportazione chirurgica della cavità acetabolare del bacino e della parte prossimale del femore (testa e collo) e nella loro sostituzione con elementi artificiali realizzati in leghe metalliche, materiali plastici e/o ceramiche. La protesi riproduce le parti ossee asportate nella forma e in buona parte, anche nella funzione.
L’intervento di sostituzione protesica dell’anca costituisce un’efficace soluzione biomeccanica a gravi patologie articolari con una sopravvivenza degli impianti che supera il 90% a 10 anni.
Questa procedura consente ai pazienti di risolvere o alleviare sensibilmente il dolore ed il recupero di un’elevata qualità della vita.
Grave disabilità per infezione alla protesi
La signora Maria Rosaria, di 69 anni, affetta da artrosi al ginocchio (gonartrosi), si sottopone a un intervento di artroprotesi presso una Casa di cura della sua città. Già dopo le dimissioni, la signora è colta da febbre, forti dolori e da un versamento al ginocchio operato. Malgrado le successive terapie, le condizioni non migliorano: gli esami a cui si sottopone mettono in evidenza un quadro compatibile con un’infiammazione (flogosi).
Solo però a distanza di ben 16 mesi, i medici giungono alla diagnosi di infezione della protesi impiantata. Decidono quindi di rimuoverla e posizionare uno spaziatore antibiotato, ma l’intervento purtroppo non è risolutivo: nei controlli post operatori l’infezione risulta ancora presente. Maria Rosaria è costretta a sottoporsi a pesanti cure antibiotiche che si dimostrano anch’esse del tutto inefficaci, così sceglie di rivolgersi presso l’Ospedale di M. dove viene eseguito un ulteriore intervento di revisione, operazione che risolve il problema infettivologico ma che le procura gravi lesioni allo SPE (Sciatico Popliteo Esterno) e al tendine rotuleo e una conseguente disabilità.
IL DANNO SUBITO
L’infezione verificatesi durante il primo intervento di inserimento della protesi e il seguente il ritardo diagnostico nell’accertarne la presenza, unita alle lesioni intercorse durante il terzo intervento ripartivo presso altra struttura, hanno causato alla signora una gravissima disabilità deambulatoria, con marcata zoppia e dolore cronico.
IL RISARCIMENTO
Il caso ha visto coinvolte le due strutture sanitarie a cui vengono imputate, con le rispettive responsabilità, danni diagnostici e interventistici. Presi contatti con entrambe, in breve tempo si è riusciti ad ottenere un risarcimento in via transattiva pari ad € 285.000,00.
Consiste nella ricostruzione chirurgica dell’articolazione formata dai condili femorali, dal piatto tibiale ed eventualmente dalla rotula, mediante posizionamento di componenti artificiali metalliche e di polietilene. È un intervento che può essere valutato in caso di artrosi, soprattutto nel paziente anziano, che può essere primaria (degenerativa), o secondaria a traumi pregressi o a patologie di tipo infiammatorio che compromettono i movimenti quotidiani e la qualità della vita. Tra le cause più frequenti di danno articolare troviamo anche l’artrite reumatoide e le altre malattie reumatiche e l’emofilia. L’intervento si dimostra necessario, quando la terapia fisica e riabilitativa non è più sufficiente ad attenuare il dolore.
Disabilità e danno estetico per interventi riparativi
La signora Xulieta ha 38 anni e lavora come cameriera presso una trattoria di Bracciano. A seguito di una caduta accidentale sul posto di lavoro, si procura delle lesioni alla rotula. Nonostante il riposo forzato, il ginocchio risulta ancora bloccato e dolorante, pertanto i medici decidono di eseguire un intervento di artroscopia, che però non si dimostra risolutivo.
Xulieta è costretta a sottoporsi a ulteriori ricoveri e interventi chirurgici finalizzati al recupero della funzionalità del ginocchio, oltre a lunghi periodi di fisioterapia. Il protrarsi delle cure e l’invasività degli interventi le procurano inoltre, la frattura della tibia, che aggrava maggiormente la situazione della signora dal punto di vista meccanico, deambulatorio e non da ultimo estetico, tanto da non permetterle di svolgere più il suo precedente lavoro né nulla di analogo.
IL DANNO SUBITO
Il susseguirsi di interventi inefficaci e invasivi le ha procurato problemi fortemente invalidanti come l’assoluta impossibilità di esercitare professioni aventi mansioni fisiche, unita a grave difficoltà deambulatoria e a un sensibile danno estetico.
IL RISARCIMENTO
Abbiamo prima tentato un approccio bonario con la controparte, che non ha avuto seguito. Si è pertanto dovuto incardinare un giudizio avanti il Tribunale di Roma, conclusosi con una sentenza di condanna dei Sanitari che ha riconosciuto alla signora la somma di € 153.003,78.
Con il termine acromionplastica si intende l’intervento chirurgico di riparazione dell’articolazione acromion-claveare della spalla, che consiste nella regolarizzazione dell’acromion. L’acromion è la porzione della scapola che sporge lateralmente e segna il punto più elevato e laterale del profilo della spalla. Questa prominenza ossea si articola con la clavicola e forma l’articolazione.
L’intervento, sia che venga eseguito come unico trattamento sia come associato ad una riparazione artroscopica della cuffia, deve essere preceduto da un planning preoperatorio, ovvero una valutazione per stabilire esattamente l’ammontare della resezione ossea che verrà poi praticata.
È necessario avere, pertanto, una radiografia in proiezione sulla quale viene evidenziata la porzione.
Spalla rigida per errore chirurgico
La signora Paola, di 68 anni, a seguito di una caduta accidentale, si reca al Pronto Soccorso per accertamenti ma viene dimessa con la sola diagnosi di una forte contusione alla spalla destra.
Nei giorni a seguire però, il dolore continua ad essere persistente, tanto da indurla ad effettuare un’ecografia che evidenzia due tendini lesionati. Il medico che la prende in cura, le consiglia un intervento d’urgenza che viene eseguito privatamente in clinica.
Dal giorno dell’intervento, i dolori per la signora Paola si fanno ancora più forti; né le fisioterapie, né i farmaci riescono a darle sollievo. Dopo un consulto con altri specialisti e con l’evidenza di una nuova ecografia, Paola apprende suo malgrado che le incongrue manovre chirurgiche le hanno provocato una grave lesione del deltoide oltre alla rottura della cuffia dei rotatori.
Danni che si manifestano con un quadro di spalla rigida e dolorosa, nonché con una sindrome depressiva post-traumatica, che costringono la signora ad interrompere la sua attività lavorativa.
IL DANNO SUBITO
Con l’intervento la signora Paola ha subito due grandi danni, il primo di ordine fisico, con una spalla rigida e dolore cronico, il secondo di natura emotiva e psicologica, sfociato in una forte depressione. Entrambe purtroppo hanno inciso profondamente sulla sua vita personale e professionale.
IL RISARCIMENTO
Risultato vano ogni approccio di bonario componimento della vertenza, si è reso necessario il ricorso all’autorità giudiziaria e lo svolgimento del giudizio, all’esito del quale il il Tribunale di Lecce ha riconosciuto la responsabilità della Clinica e del medico operatore, i quali sono stati condannati al risarcimento dei danni subiti dalla signora Paola nella misura di € 67.000,00.
Il neuroma di Morton o metatarsalgia di Morton è una metatarsalgia, ovvero un dolore molto frequente localizzato nella parte anteriore del piede, che colpisce prevalentemente le donne.
Si può manifestare anche bilateralmente e può coinvolgere, nello stesso piede, uno o due raggi plantari. Si tratta di una patologia degenerativa di un nervo plantare, quello situato a livello dell’avampiede in corrispondenza dello spazio fra le teste metatarsali, dove il nervo si divide nei due nervi digitali per le due dita vicine corrispondenti. Il neuroma determina un progressivo aumento di diametro del nervo stesso che prende l’aspetto “a fiasca” per la progressiva proliferazione di tessuto fibroso al suo interno, con assottigliamento e lesione delle fibre nervose.
Doppio intervento per errore medico
La signora Maria Teresa, di 54 anni, affetta da neuroma di Morton, si sottopone ad un intervento chirurgico privatamente in clinica. L’intervento purtroppo non viene eseguito correttamente tanto da provocare, ai danni della signora, la scomposizione della osteotomia diafisaria del III metatarso. Per recuperare l’errore commesso, si rende necessario un secondo atto operatorio finalizzato alla rimozione del neurinoma, considerata la persistenza della grave sintomatologia dolorosa del piede.
IL DANNO SUBITO
La signora Maria Teresa ha avuto una sintomatologia dolorosa al piede, causata dalla mancata rimozione del neurinoma, che è andata protraendosi fino al compimento del secondo intervento finalmente risolutivo.
IL RISARCIMENTO
Presi contatti con la Casa di Cura, la stessa, attraverso i propri legali, ha negato qualsiasi responsabilità in capo a sé e al proprio personale in relazione alla lamentata ipotesi di errore di intervento. Si è reso pertanto necessaria l’azione giudiziale che si è conclusa con il riconoscimento della responsabilità dei sanitari e la liquidazione in favore della signora Maria Tersa della somma di € 26.000,00.
I problemi ortopedici più comuni che possono essere causati da malasanità, nelle vesti di negligenza medica, imperizia medica o imprudenza medica, possono includere: Diagnosi errate, ritardate od omesse, errata esecuzione di interventi (operazioni sulla parte sbagliata del corpo ecc), inserimento di protesi di dimensioni errate, infezioni dovute mancata sterilizzazione dei ferri chirurgici o della sala operatoria. È importante rivolgersi a professionisti qualificati per comprendere meglio tali rischi.
Se si sospetta che il proprio problema ortopedico sia stato gestito in modo errato, devi cercare segni come: dolore persistente o peggioramento, limitazione del movimento, infezione o gonfiore. Un esperto della nostra associazione a tutela delle vittime di errori medici e malasanità potrà aiutare, in modo che la vittima di errore medico, ottenga una valutazione professionale per determinare se è avvenuta negligenza medica.
Se si sospetta di essere vittima di malasanità in ortopedia, un buon inizio è aiutare l’avvocato con le prove. Il modo migliore è raccogliendo tutte le cartelle cliniche, i referti e qualsiasi altra documentazione medica relativa al caso ed anche pregressi. Il secondo passo è contattare la nostra associazione a sostegno delle vittime di errori medici e malasanità per una consulenza legale e medica. I nostri esperti valuteranno il caso per aiutare ad ottenere un possibile risarcimento attraverso un accordo bonario.
La nostra associazione a tutela delle vittime di malasanità fornisce supporto legale e medico per aiutare le persone che hanno subito danni a causa di errori medici in ortopedia (e non solo). Offriamo consulenza per capire se ci sono state negligenza medica, imperizia medica o imprudenza medica, e lavoriamo per ottenere un risarcimento adeguato attraverso trattative con il medico o la struttura sanitaria coinvolta.
I tempi per ottenere un risarcimento in caso di errore medico ortopedico possono variare in base alla complessità del caso e alla disponibilità delle prove. Generalmente, le trattative per un accordo bonario possono richiedere diversi mesi. La nostra associazione per le vittime di errori medici e malasanità potrà fornire una stima più precisa dei tempi dopo una valutazione dettagliata del tuo caso.