L’associazione Periplo Familiare tutela i diritti dei pazienti danneggiati e dei loro familiari supportandoli prima di tutto nelle giuste azioni da compiere.
L’oncologia è una branca specialistica della medicina che si occupa dello studio, della diagnosi, del trattamento e della prevenzione dei tumori benigni e maligni.
I casi più frequenti di errori medici che si registrano nella oncologia sono legati a un ritardo diagnostico, con conseguenti ritardi chirurgici e terapeutici; a un’errata diagnosi, con conseguente perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza; alla prescrizione di accertamenti non idonei, con conseguente ritardo delle terapie successive; e ancora a interventi parziali e/o immotivatamente demolitivi rispetto alla diagnosi.
In un momento così delicato come quello della lotta contro il cancro, l‘associazione Periplo Familiare si pone al fianco di chi ha subito danni a causa di errori in oncologia.
L’associazione Periplo Familiare si pone da sempre al fianco di chi ha subito danni a causa di errori medici in oncologia.Il nostro team di avvocati specializzati in malasanità e medici esperti offre consulenza e assistenza legale, non solo per ottenere il giusto risarcimento danni, ma anche per fornire un sostegno morale e umano in questo difficile percorso.
La quadrantectomia (anche detta escissione segmentale) è l’intervento chirurgico di prima scelta per la rimozione del tumore al seno. Si tratta di un intervento conservativo, che permette cioè di salvare il seno senza comprometterne la funzionalità: il chirurgo asporta solo il tumore con un’area di tessuto mammario circostante. Dopo un intervento di quadrantectomia, il seno di solito sarà più piccolo e potrà inoltre presentare un avvallamento a causa della quantità di tessuto rimossa.
La signora Anna, di 57 anni, si sottopone un controllo mammografico di routine che evidenzia la presenza di micro calcificazioni aventi una struttura diversa da quella risultante dall’ultimo esame. Effettua un’ecografia, per un forte sospetto di neoplasia, ma il cui esito risulta negativo. Persistendo nei sanitari il sospetto si tratti di un tumore, Anna viene inviata ad eseguire una risonanza magnetica mammaria (RMN). Malgrado l’assenza di una diagnosi certa, i sanitari decidono comunque di sottoporre la signora Anna a una quadrantectomia altamente invasiva con sampling linfonodale.
A seguito dell’operazione, l’esame istologico definitivo però non evidenzia la presenza di cellule tumorali a livello mammario e linfonodale: l’intervento quindi non era necessario.
IL DANNO SUBITO
La signora Anna è stata sottoposta ad un intervento ingiustificato e superfluo che le ha procurato un fortissimo stress emotivo oltre ad averle lasciato cicatrici molto evidenti.
IL RISARCIMENTO
La richiesta di risarcimento è stata inoltrata alla Azienda Ospedaliera che ha delegato la propria compagnia assicuratrice alla trattazione del sinistro e con la quale in breve tempo si è giunti alla definizione della vertenza con il risarcimento in favore della signora di € 45.000,00.
Carcinoma è il termine medico che indica qualsiasi neoplasia maligna di tipo epiteliale, avente origine cioè da una formazione patologica di nuove cellule che tende a infiltrare i tessuti circostanti e a dare origine a metastasi. Dal punto di vista istologico, risulta derivare da un qualunque tessuto epiteliale, sia esso tessuto di rivestimento (mucose, pelle) o ghiandolare. Qualora interessi gli epiteli ghiandolari si parla di di adenocarcinoma.
Il carcinoma è un tipo istologico di tumore (una neoplasia epiteliale maligna); è dunque errato usare tale termine, come spesso accade, quale sinonimo di cancro.
Da circa due anni il signor Claudio, di 83 anni, si reca con regolarità presso il medesimo Ospedale a causa di una ferita che non si rimargina. I sanitari, conoscendo la sua patologia diabetica, effettuate le solite medicazioni, lo rimettono sempre al suo medico curante.
Dopo un esame diagnostico quella ferita non presa nella giusta considerazione, risulta essere un carcinoma squamoso. Il signor Claudio viene quindi sottoposto d’urgenza a un intervento di amputazione della gamba sinistra. L’operazione, però, non risulta sufficiente ad arrestare la malattia ormai degenerata a causa del grave ritardo diagnostico.
Dopo un anno di cure aggressive accompagnate da tanta sofferenza, il signor Claudio muore.
IL DANNO SUBITO
Il signor Claudio ha subito un intervento amputativo oltre ad un trattamento terapeutico massivo e invasivo durato un anno. Una lunga ed estenuante sofferenza, anche per i familiari, drammaticamente conclusasi con il decesso.
IL RISARCIMENTO
Il risarcimento è intervenuto dopo due gradi di giudizio, entrambi con esito positivo.
La CTU medica disposta dal Giudice ha fatto chiarezza sugli eventi riconoscendo la responsabilità dei sanitari della struttura, condannata a risarcire i congiunti del signor Claudio con la somma di € 225.000,00.
Lo stravaso rappresenta una complicanza nella somministrazione di antiblastici per via infusiva, che può causare lesioni gravi e persistenti dei tessuti molli (necrosi o desquamazione del tessuto) sia a insorgenza precoce (ore o giorni) sia tardiva (settimane), e viene considerata un’urgenza onco-ematologica, al pari delle reazioni allergiche ed anafilattiche ai chemioterapici. L’incidenza degli stravasi è stimata fra lo 0.1% e il 6.5% degli eventi avversi correlati alla somministrazione di chemioterapici. È considerato un esempio di malpratica infermieristica. La sua gravità dipende dal tipo di farmaco, dalla quantità e dalla concentrazione e dalla durata dell’esposizione.
Perdita uso della mano per travaso
La signora Cristina, di 38 anni, a seguito di un carcinoma mammario, viene sottoposta ad intervento di quadrantectomia cui fa seguito un ciclo di chemioterapia. È proprio durante una seduta che si viene a creare un travaso di liquido chemioterapico che va a interessare la mano destra della paziente. L’operatrice presente, si limita ad intervenire riposizionando l’ago e ad asciugare il liquido fuoriuscito.
Dopo pochi giorni dall’accaduto però, Cristina accusa la mancanza di sensibilità alla mano e decide di riferire di questo stato ai suoi sanitari. Questi le prescrivono una semplice pomata che però non porta ad alcun beneficio; anzi, più i giorni passano e più i sintomi peggiorano e la mancanza di sensibilità si estende anche verso le dita, mentre il dorso della mano sembra essersi pietrificato. Solo davanti a tali conseguenze, i sanitari decidono di inviare la paziente presso l’ambulatorio di neurologia per una visita più approfondita, ma ormai l’incidente è occorso e nulla più si può fare per emendarlo. Cristina purtroppo perde completamente l’uso della mano destra.
IL DANNO SUBITO
Di fronte a tali eventi, come quello della fuoriuscita di liquido chemioterapico, occorre intervenire nell’immediatezza per evitare che i nervi vadano in necrosi: ciò purtroppo non è stato fatto. La signora Cristina, per questa grave negligenza, ha perso l’uso della mano accusando, conseguentemente, un forte stress post-traumatico.
IL RISARCIMENTO
Al termine del giudizio, nel corso del quale i medici legali incaricati dal Tribunale hanno riconosciuto la responsabilità dei sanitari, la Struttura Ospedaliera è stata condannata al risarcimento dei danni quantificati nella misura di € 195.000,00.
Il cordoma è un tumore dell’osso costituito da cellule dal tipico aspetto “fisaliforo”, cioè ricche di bollicine all’interno, che derivano da residui di cellule fondamentali durante lo sviluppo embrionale. Queste cellule rimangono normalmente quiescenti per la maggior parte della vita.
Se a un certo punto tornano ad assumere caratteristiche embrionali, ricominciano a dividersi e danno origine al tumore.
Generalmente, gli uomini sono colpiti in maggior misura rispetto alle donne e, nella maggior parte dei casi, i cordomi interessano soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni, pur senza risparmiare adolescenti e bambini. È una malattia estremamente invalidante che inizialmente causa una compressione del midollo spinale, dei nervi che da esso originano e dell’encefalo e, in fase avanzata, coinvolge anche gli organi interni.
Il signor Andrea, di 74 anni, a seguito di dolori al gluteo e avendo difficoltà ad assumere la posizione seduta, si sottopone ad esame RM della colonna lombo/sacrale con esito negativo per patologia tumorale. Persistendo però i sintomi, malgrado le cure e la fisioterapia, a distanza di 7 mesi Andrea decide di eseguire un’altra RM con referto sempre negativo. Trascorrono altri cinque mesi e il signor Andrea, provato dal dolore, effettua una terza RM dalla quale emerge un cordoma sacrale, che richiede un intervento in urgenza ma che non può essere radicale per il coinvolgimento delle strutture nervose. Messe a confronto le immagini delle varie RM è emerso che la formazione maligna era evidente già al primo esame.
IL DANNO SUBITO
Sono emerse delle gravi responsabilità professionali dei due radiologi, che hanno ignorato completamente l’anamnesi del signor Andrea e attribuito i sintomi, sempre crescenti, ad una comune artropatia degenerativa, omettendo di diagnosticare la patologia neoplastica con gravi danni conseguenti.
IL RISARCIMENTO
La vertenza si è conclusa con un accordo bonario tra le parti e la liquidazione in favore del signor Andrea della somma di € 68.000,00.