L’associazione Periplo Familiare tutela i diritti dei pazienti danneggiati e dei loro familiari supportandoli prima di tutto nelle giuste azioni da compiere.
L’infettivologia è la scienza che studia, cura ed esegue i trattamenti relativi alle malattie infettive causate da agenti patogeni come batteri, virus, parassiti o funghi che, proliferando nell’organismo, possono danneggiare la salute. I casi più frequenti di errori medici riguardano la mancata diagnosi delle infezioni del sito chirurgico a seguito di intervento, le infezioni nosocomiali acquisite all’interno di una struttura sanitaria, come la sepsi causata da errata profilassi chirurgica, oppure un’errata terapia antibiotica delle infezioni contratte.
L’associazione Periplo Familiare si impegna nella difesa dei pazienti che hanno subito danni a causa di errori medici in infettivologia. Con un team di avvocati specializzati in malasanità e medici esperti, offriamo consulenza e assistenza legale per affrontare con efficacia anche i casi più complessi di malasanità in infettivologia. Il nostro obiettivo è assicurare che i pazienti ricevano il giusto risarcimento danni per le sofferenze subite a seguito di infezioni causate da errore medico.
La meningite è un’infezione che colpisce le meningi, ovvero le membrane di rivestimento del sistema nervoso centrale, aventi la funzione di proteggere il cervello e il midollo spinale.
Può essere causata da un batterio, da un virus o, meno frequentemente, da un fungo. La forma più pericolosa è quella batterica e il meningococco è considerato il batterio maggiormente responsabile delle forme più gravi. I meningococchi di tipo C e B sono quelli più diffusi in Europa, in particolare, il gruppo B è responsabile di circa l’85% dei casi di malattie invasive da meningococco nei bambini piccoli.
Deficit deambulatorio e paresi da errore diagnostico
La signora Gabriella, di 54 anni, si reca al Pronto Soccorso per un forte mal di testa accompagnato da vertigini, gonfiore e un’evidente difficoltà nel muovere la bocca. Qui le viene riferito trattarsi di una semplice paralisi da freddo e le prescrivono delle sedute di magnetoterapia.
Dopo 3-4 giorni, la situazione peggiora: ai sintomi già accusati da Gabriella si aggiungono anche frequenti attacchi di vomito e difficoltà nel compiere anche i più semplici movimenti.
La signora viene quindi portata d’urgenza presso un altro Ospedale dove i sanitari arrivano alla diagnosi corretta di herpes zoster e meningite. Gabriella viene immediatamente sottoposta a terapia e a un lungo e complesso ricovero durato più di tre mesi. Sono stati necessari ulteriori cinque mesi, tra riabilitazione e fisioterapia, prima che la signora potesse recuperare una seppur minima autonomia.
IL DANNO SUBITO
In sede di primo pronto soccorso, l’errore diagnostico ha favorito il protrarsi dell’infezione che, proliferando, ha avuto un terribile impatto nella vita della signora.
Gabriella ha riportato danni permanenti consistenti in un grave deficit deambulatorio, una vistosa paresi facciale e una conseguente e importante sindrome ansioso-depressiva.
IL RISARCIMENTO
Si è proceduto in prima istanza al raggiungimento di un bonario componimento con la controparte. Non avendo avuto seguito, si è reso necessario intentare un giudizio nei confronti della Struttura sanitaria che si è concluso con una sentenza favorevole del Tribunale che ha riconosciuto alla signora Gabriella un risarcimento di circa € 285.000,00.
L’epatite C è un’infiammazione del fegato causata dal virus HCV (Hepatitis C Virus) che si trasmette, fondamentalmente, attraverso il contatto con il sangue di persone infette e la successiva penetrazione del virus attraverso la pelle o le mucose.
In Italia, la diffusione dei virus HCV ha toccato la massima intensità tra gli anni ’60 e la metà degli anni ’80. In seguito, si è assistito a un sostanziale declino dell’incidenza delle infezioni, legato principalmente alle migliori conoscenze delle vie di trasmissione, all’introduzione di test per il controllo del sangue e derivati destinato alle donazioni, alla produzione degli emoderivati, alla diffusa adozione di materiali medici monouso e, più in generale, all’elevarsi del livello igienico sanitario.
Nel 1969, Davide era solo un bambino quando viene ricoverato per una semplice appendicectomia.
Durante l’intervento, si rendono necessarie delle trasfusioni di sangue e di plasma purtroppo successivamente risultate infette dal virus HCV e HIV. Tra la fine degli Ottanta e l’inizio dei Novanta, migliaia di persone come Davide vengono infettate tramite la trasfusione di sangue ed emoderivati infetti e non preventivamente controllati, come da protocollo.
Nel 2004, all’età di 35 anni, Davide muore per numerose complicanze dovute a un sistema immunitario gravemente compromesso.
IL DANNO
In seguito alla trasfusione di sangue infetto, il calvario fisico e psicologico vissuto da Davide è stato lento e inesorabile. Anche per i familiari, la vicenda è stata segnata, oltre che da un profondo dolore, da un senso di impotenza. Sono infatti dovuti trascorrere diversi anni dalla perdita del proprio caro affinché la sorella e la mamma di Davide prendessero in mano la vicenda alla ricerca di giustizia.
IL RISARCIMENTO
Dopo un percorso piuttosto lungo e faticoso, si è giunti alla sentenza che ha riconosciuto la piena responsabilità del Ministero della Salute per la mancanza dei controlli dovuti sulle sacche di sangue trasfuso; sentenza onorata, e solo a seguito di proposizione di ricorso di ottemperanza, con liquidazione a favore dei familiari della somma di € 1.150,000,00.
Le infezioni nosocomiali o più semplicemente infezioni ospedaliere sono malattie infettive acquisite in ospedale o in altri ambienti sanitari quali case di cura, lungo degenze, etc...
Per essere definite infezioni ospedaliere il paziente deve essere stato ricoverato per una causa diversa dall’infezione e non deve presentare segni di malattia infettiva in corso di incubazione al momento del ricovero. Queste infezioni possono presentarsi 48 ore dopo il ricovero in ospedale, ma anche fino a 3 giorni dopo la dimissione e fino a 30 giorni in caso di operazione chirurgica.
Successivo intervento causato da infezione
La signora Giuseppina, di 47 anni, viene ricoverata in ospedale per perdite ematiche e sottoposta ad intervento di isterectomia. Il decorso post-operatorio sembra procedere regolarmente tanto che dopo 20 giorni la signora viene dimessa. Appena uscita dall’ospedale però, dopo pochi giorni, si rende necessario per Giuseppina un nuovo accesso in ospedale per la presenza di febbre elevata causata, così come accertato successivamente, da un batterio nosocomiale che ha provocato un versamento pleuropericardico ed endocardite, richiedendo un importante e invasivo atto operatorio cardiochirurgico per protesi alle valvole aortica e mitralica.
IL DANNO SUBITO
L’infezione contratta in ospedale ha purtroppo determinato la necessità di un intervento particolarmente invasivo e debilitante, totalmente avulso dalle problematiche iniziali della signora.
IL RISARCIMENTO
Accertata la responsabilità della Struttura ospedaliera, il Tribunale di Roma ha riconosciuto alla signora Giuseppina un risarcimento di € 191.930,00, provvedimento impugnato dall’Ospedale e tuttavia confermato nel grado di appello.
Decesso per infezione post-operatoria
Il signor Walter, all’età di 79 anni, si sottopone ad intervento chirurgico di asportazione di glioblastoma. A seguito dell’operazione, perfettamente riuscita, insorge nel paziente una grave infezione polmonare causata dalla presenza di un batterio nosocomiale. Il paziente viene sottoposto a massiccia terapia antibiotica, che tuttavia non riesce ad evitare il peggioramento dello stato settico con compromissione degli organi vitali ed il successivo decesso del paziente.
IL DANNO SUBITO
L’infezione ospedaliera è stata così invasiva da non rispondere alle terapie farmacologiche e da portare purtroppo il signor Walter al decesso.
IL RISARCIMENTO
Il Tribunale, al termine del giudizio nel corso del quale è stata accertata l’omessa adozione delle misure volte a garantire la corretta sterilizzazione degli ambienti nosocomiali, ha accertato la piena responsabilità della Struttura Ospedaliera, condannandola al risarcimento in favore degli eredi della complessiva somma di 730.000 euro.
Grave disabilità per infezione alla protesi
La signora Maria Rosaria, di 69 anni, affetta da artrosi al ginocchio (gonartrosi), si sottopone a un intervento di artroprotesi presso una Casa di cura della sua città. Già dopo le dimissioni, la signora è colta da febbre, forti dolori e da un versamento al ginocchio operato. Malgrado le successive terapie, le condizioni non migliorano: gli esami a cui si sottopone mettono in evidenza un quadro compatibile con un’infiammazione (flogosi).
Solo però a distanza di ben 16 mesi, i medici giungono alla diagnosi di infezione della protesi impiantata. Decidono quindi di rimuoverla e posizionare uno spaziatore antibiotato, ma l’intervento purtroppo non è risolutivo: nei controlli post operatori l’infezione risulta ancora presente. Maria Rosaria è costretta a sottoporsi a pesanti cure antibiotiche che si dimostrano anch’esse del tutto inefficaci, così sceglie di rivolgersi presso l’Ospedale di M. dove viene eseguito un ulteriore intervento di revisione, operazione che risolve il problema infettivologico ma che le procura gravi lesioni allo SPE (Sciatico Popliteo Esterno) e al tendine rotuleo e una conseguente disabilità.
IL DANNO SUBITO
L’infezione verificatesi durante il primo intervento di inserimento della protesi e il seguente il ritardo diagnostico nell’accertarne la presenza, unita alle lesioni intercorse durante il terzo intervento ripartivo presso altra struttura, hanno causato alla signora una gravissima disabilità deambulatoria, con marcata zoppia e dolore cronico.
IL RISARCIMENTO
Il caso ha visto coinvolte le due strutture sanitarie a cui vengono imputate, con le rispettive responsabilità, danni diagnostici e interventistici. Presi contatti con entrambe, in breve tempo si è riusciti ad ottenere un risarcimento in via transattiva pari ad € 285.000,00.
Decesso per mancata diagnosi
Il signor Fausto, di 70 anni, viene ricoverato presso una Clinica romana per un intervento di sostituzione della valvola aortica. L’operazione sembra riuscita tanto che, dopo soli 5 giorni, Fausto viene trasferito in un’altra struttura dedicata all’attività riabilitativa. A distanza di 48 ore però, il signor Fausto accusa una sintomatologia sospetta: febbre alta, difficoltà respiratorie e ritenzione idrica.
I familiari, ovviamente preoccupati, vengono rassicurati dai sanitari sulle cause di tali sintomi, ma dopo 4 giorni, le condizioni cliniche precipitano ancora e si rende necessario il trasferimento in Ospedale, con una diagnosi di endocardite e shock settico.
Fausto nei giorni successivi ha un leggero miglioramento, nonostante le sue condizioni restino gravissime. Tuttavia una seconda grave infezione, collegata alla prima, colpisce Fausto, che, già debilitato per le lunghe sofferenze e cure, decede dopo pochi giorni.
IL DANNO SUBITO
Prima una mancata diagnosi e poi due consecutive e virulente infezioni, sono state fatali per il signor Fausto, che con interventi maggiormente tempestivi avrebbe potuto salvarsi.
IL RISARCIMENTO
È stato necessario incardinare un giudizio per far emergere la responsabilità dei sanitari e ottenere il risarcimento dei danni nella misura di € 115.000,00 per la moglie e di € 105.000,00 per ciascuno dei due figli.
In infettivologia vengono trattate numerose infezioni, tra cui infezioni batteriche (come la tubercolosi), virali (come l’epatite e l’HIV), fungine e parassitarie. È importante sapere che vengono gestite anche le infezioni nosocomiali, cioè quelle contratte in ambiente ospedaliero. È sempre possibile essere vittima di malasanità per vari motivi relativi a queste infezioni e come vengono trattate o diagnosticate.
Se si ritiene di aver subito un danno a causa di una diagnosi errata o tardiva di un’infezione, è importante consultare Periplo in quanto esperti legali in malasanità.
La nostra associazione a tutela delle vittime di errori medici e malasanità può aiutare la persona a valutare la propria situazione, raccogliere le prove necessarie e determinare se si è verificata negligenza medica, imperizia medica o imprudenza medica.
Se si ha ragione di credere di essere vittima di malasanità in infettivologia, È bene raccogliere tutta la documentazione medica relativa al proprio caso e contattare immediatamente Periplo la nostra associazione a sostegno delle vittime di malasanità. Attraverso un nostro avvocato esperto ci sarà possibile guidare la persona in questione nei passi successivi per ottenere giustizia e un possibile risarcimento attraverso un accordo bonario con la struttura o il medico coinvolto.
La nostra è un’associazione per le vittime di errori medici e malasanità. Il nostro ruolo è offrire supporto legale e medico alle persone che hanno subito danni a causa di errori nella diagnosi o nel trattamento di infezioni. Periplo lavora sempre per garantire la tutela dei diritti delle vittime di malasanità. Questo tramite l’ottenimento di un risarcimento adeguato attraverso trattative con il medico o la struttura sanitaria coinvolta.
I tempi per l’ottenimento di un risarcimento sono soliti variare a seconda della complessità del caso e della disponibilità delle prove. Solitamente, le trattative per un accordo bonario possono richiedere diversi mesi. Ogni caso è unico e i nostri avvocati potranno fornire una stima più precisa dopo una valutazione approfondita del caso in questione.
Per maggiori informazioni e assistenza, contatta la nostra associazione a sostegno delle vittime di malasanità.