Doveva essere un intervento di routine, e invece.
Elsa è tanto che ci pensa, ma poi rimanda sempre. La sua vita procede tranquilla: il volontariato, il burraco, le amiche storiche. Non vuole “sconvolgere” tutto con un intervento, anche se le dicono essere di routine. Ma Elsa respira male, la forte deviazione al setto nasale non le dà pace. Così a dicembre del 2006 decide di sottoporsi a un intervento di settoplastica riparativa.
Ma le cose non vanno come sperato: Elsa non respira meglio, anzi. Così ad aprile si ritrova per la seconda volta in ospedale, ma dopo l’intervento ancora nessun miglioramento. Sembra un scherzo di cattivo gusto, ma non è così. L’intervento che doveva essere di routine si trasforma in un calvario.
Elsa inizia il suo estenuante viaggio negli ospedali, passando da un otorino all’altro. Tante sono le indagini e tantissime le cure. Ma purtroppo, tutte inutili. Solo nel 2012 Elsa riesce a correggere parzialmente il quadro clinico, ma a che prezzo? Sei anni difficili vissuti tra sale operatorie, farmaci e paure. E poi un danno estetico importante che la porta a chiudersi in casa.
Saranno le amiche a condurla nella nostra Associazione e a spronarla a chiedere giustizia.
L’incontro con la nostra associazione
Elsa ci raggiunge in Associazione accompagnata da un’amica e inizia a raccontarci la sua storia.
“Quell’intervento l’ho sempre rimandato: appena mi decidevo a farlo, poi c’era sempre altro da fare”.
E l’amica “Sì, c’era sempre una cena di volontariato da organizzare, così tu ti mettevi in fondo alla lista”. Ora è giusto che tu faccia valere i tuoi diritti. Siamo qui per chiedere aiuto: vogliamo giustizia”.
Elsa la guarda e annuisce “Per una cosa semplice, la mia vita si è complicata: ora mi vergogno a uscire di casa”. “Tu hai sempre il cuore più bello che conosco. Vedrai che veder riconosciuto il tuo dolore ti farà stare meglio”.
IL RISARCIMENTO
È stato un percorso mediamente complesso, si è reso necessario infatti avviare un processo che ha visto riconosciuta, non in prima ma in seconda istanza, la responsabilità del chirurgo operatore, condannandolo ad un risarcimento pari a 22.320,00 euro.