È la fotografia emersa dalla seconda indagine sulla legge n. 38 del 2010. È aumentata la conoscenza della legge ma c’è ancora molto da fare
A 9 anni dall’approvazione della legge 38 del 2010, per garantire l’accesso alle cure palliative e alle terapie del dolore, il quadro dell’accesso a queste prestazioni in Italia non sembra cambiato. È semmai peggiorato. Negli ultimi due anni infatti è cresciuta l’insoddisfazione nei confronti dei servizi domiciliari e degli hospice (le strutture sanitarie che erogano il servizio), sono calate le prescrizioni per visite specialistiche nei Centri di terapia del dolore, mentre è in lieve crescita il livello di conoscenza dei diritti del malato, e rimane stabile l’ignoranza sui tipi di cure disponibili e sui farmaci.
Sono quindi aumentate le persone consapevoli dell’esistenza della legge 38, dal 37% a 45%. Ma solo il 35% sa che la norma obbliga le strutture sanitarie a misurare il dolore e ad annotarlo nella cartella clinica. Inoltre, il 43% non conosce i farmaci oppiacei, il 45% pensa siano utili solo per curare dolore acuto e cronico, l’8% pensa servano solo ai pazienti fin di vita.
L’Italia è stato il primo Paese europeo a dotarsi di una legge sul dolore. Ma cos’è la legge n. 38 del 2010?
Nel 2010 è stata emanata la legge n. 38 che riguarda “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”. La terapia del dolore si applica a persone affette da una patologia cronica, per la quale non esistono terapie o, se esistono, sono inadeguate o risultano inefficaci ai fini di un prolungamento significativo della vita. Si rivolge inoltre a quelle persone colpite da una patologia dolorosa cronica, anche se non mortale, che causa gravi dolori.
Ma quando si parla di dolore, va precisato che il dolore non è solo fisico, ma è anche sociale e morale. L’umanizzazione delle cure, la comunicazione tra medico e paziente, trattare la persona e non solo la malattia: tutto diventa parte della terapia per combattere il dolore in tutte le sue forme.
Gli hospice, le strutture sanitarie che erogano cure palliative e terapia del dolore, devono assicurare un programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto dei princìpi fondamentali della tutela della dignità e dell’autonomia del malato, senza alcuna discriminazione; della tutela e promozione della qualità della vita in ogni fase della malattia, in particolare in quella terminale, e di un adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale della persona malata e della famiglia.
La situazione in Italia
“A volte in Italia facciamo belle leggi ma non le applichiamo” ha detto Livia Turco ex Ministro della Salute, “La legge 38 è tra le più innovative in Europa sul tema. Il governo se ne occupi, inserisca l’applicazione di questa legge nel nuovo Patto della salute. E poi si facciano le cose previste dalla legge, in particolare sulla formazione. Si completino gli hospice su territorio nazionale perché ci sono troppe differenze regionali. E si migliori l’assistenza domiciliare, è quella la via maestra”.
L’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore a livello nazionale non è uniforme: solo in alcuni luoghi infatti si assiste a un servizio avanzato ed efficiente. Si evidenzia anche un ritardo nella formazione degli operatori sanitari ed emerge ancora poca attenzione alla registrazione del dolore e del relativo trattamento.
Obiettivo formazione e informazione
Per far sì che la legge sia attuata adeguatamente e in tutta Italia, senza distinzioni o alterazioni regionali, occorre investire nella formazione dei professionisti sanitari e istituire nuovi percorsi informativi rivolti ai cittadini sull’esistenza della legge 38, sulle reti di cure palliative e di terapia del dolore.
Solo il 15% dei medici infatti conosce in modo approfondito la legge sul dolore, sempre il 15% afferma addirittura che il sistema di cure palliative non è disponibile sul proprio territorio.
Come è normale, questa carenza ha forti ripercussioni sui cittadini, che non trovano nei medici stessi una guida sicura: tra le persone affette da dolore cronico, il 45% vive da più di 6 mesi senza trovare soluzione al problema e il 17% non trova rimedi efficaci per oltre 5 anni.
Cosa fare?
Comunque in caso di dolore prolungato, il primo passo fondamentale è rivolgersi al medico di base che potrà indirizzare verso il Centro di terapia del dolore e cure palliative più vicino.
In questi ambulatori specializzati sono presenti team di medici di diverse discipline in grado di trattare al meglio il problema.