Spese sanitarie pagate di tasca propria delle famiglie italiane sempre più alte e boom di polizze assicurative sulla salute con prezzi insostenibili.
Ecco il costo della sanità italiana privata.
L’arretramento generale della spesa pubblica rispetto al passato, per effetto della necessità di razionalizzare la spesa complessiva e tenere i conti in ordine nel breve e lungo periodo, ha portato a una forte esposizione delle famiglie italiane a spese sanitarie private, ovvero pagate di tasca propria fuori dal Servizio sanitario nazionale. Durante l’emergenza sanitaria Covid-19 sono state stanziate nuove risorse per affrontare la situazione di crisi, ma è difficile recuperare in poco tempo gli effetti dei tagli strutturali che si sono susseguiti soprattutto nell’ultimo decennio.
Inoltre, ad oggi, l’invecchiamento della popolazione si sta riflettendo sul SSN sia sotto il profilo finanziario sia sotto quello della sua operatività, in particolare sulla sua capacità di soddisfare bisogni e domande di servizi sanitari da parte dei cittadini.
Se nel corso del 2020 abbiamo visto un incremento della spesa sanitaria pubblica contro il rallentamento di quella privata, nel 2021 assistiamo a una significativa risalita di quest’ultima fino alla cifra di 37,16 miliardi di euro (+20,7% rispetto ai valori dell’anno precedente): una somma considerevole pagata dalle famiglie italiane per far fronte alle cure e alle spese mediche.
L’Italia inoltre risulta essere il Paese con la più alta incidenza da parte delle famiglie di utilizzo dei propri risparmi per curarsi: circa il 90% (rispetto a una media continentale del 74%). Un aspetto socialmente iniquo perché mette le persone di fronte alla scelta tra pagare (quando sono in condizione di farlo) o, più drammaticamente, rinunciare alle cure nel momento in cui si è più fragili.
Veniamo alle assicurazioni
Oggi il numero di cittadini italiani con una copertura sanitaria integrativa è stimato essere tra i 17 e i 20 milioni nel 2021, in crescita di circa 4 milioni dal 2017. In particolare, i fondi e le casse di assistenza hanno visto un’importante espansione nel numero degli iscritti, raggiungendo quota 15 milioni lo scorso anno, pari a circa il 25% della popolazione italiana.
I principali trend demografici in atto in Italia, in primis l’allungamento dell’aspettativa di vita e il calo della natalità, stanno avendo un forte impatto sull’invecchiamento della popolazione portando a una crescente pressione sulla redditività delle assicurazioni, che già nel 2021 avevano superato la soglia di sostenibilità con premi di 3,3 miliardi di euro con un tasso annuo medio di crescita del 4,9% dal 2017, ben superiore alla media totale del settore.
Inoltre, per i prossimi anni si prevede un utilizzo sempre più massiccio da parte dei cittadini di questi strumenti di welfare sanitario. La frequenza dei sinistri è pertanto destinata ad aumentare, insieme al costo medio delle prestazioni sanitarie dovuto all’inflazione.
La crescita dei prezzi produrrà quindi un rialzo dei tassi e quindi dei premi assicurativi, al fine di riportare in profitto il ramo e permettere alle assicurazioni gli investimenti necessari per migliorare la qualità del servizio agli assicurati. E allora cosa si può fare?
Conclusioni
Alla luce di questi dati si fa sempre più avanti l’idea di ripensare a un sistema di integrazione pubblico-privato che garantisca la sostenibilità delle cure, in cui il Pubblico mantenga la sua centralità ma vengano allo stesso tempo ampliati gli interventi delle forme sanitarie integrative.
Un vero e proprio nuovo modello di welfare capace di combinare al meglio le risorse pubbliche e private, con un ruolo più ampio assegnato alla sanità integrativa che, basandosi su un principio di mutualità, tipico delle assicurazioni, possa garantire una maggiore uguaglianza ai cittadini e più elevati livelli di protezione per i malati.