Cosa si intende per rischio biologico in ambiente sanitario e cosa fare in caso di infezioni
Il rischio biologico in ambiente sanitario, ovvero la possibilità di contrarre infezioni e patologie nelle strutture sociosanitarie a causa dell’esposizione ad agenti o sostanze di origine biologica, è una delle preoccupazioni principali sia per la salute dei pazienti che per quella degli operatori sanitari.
Il contatto con virus, batteri, funghi, parassiti e agenti biologici patogeni espone infatti gli operatori sanitari al rischio di contrarre una malattia infettiva durante lo svolgimento del proprio lavoro. Lo stesso avviene per i pazienti, che sono anche maggiormente esposti al rischio biologico sanitario per via delle loro condizioni di salute.
Adottando una serie di misure preventive è però possibile ridurre al minimo il rischio biologico per operatori sanitari e pazienti.
Approfondiamo l’argomento.
Cosa significa rischio biologico e come si manifesta
Per spiegare meglio cos’è il rischio biologico iniziamo dalla sua definizione.
Con il termine rischio biologico sanitario si intende quella tipologia di rischio derivante dall’esposizione di un soggetto ad agenti o sostanze di origine biologica potenzialmente dannosi per la salute dell’uomo come: virus, tossine, microorganismi e batteri.
Per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, il rischio biologico è disciplinato dalla legge “Esposizione ad agenti biologici”, dove vengono fornite 3 definizioni per inquadrare meglio questa tipologia di rischio:
- agente biologico: qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni;
- microrganismo: qualsiasi entità microbiologica, cellulare o meno, in grado di riprodursi o trasferire materiale genetico;
- coltura cellulare: il risultato della crescita in vitro di cellule derivate da organismi pluricellulari.
I rischi per i soggetti esposti ad agenti biologici di questo tipo possono essere diversi.
Potrebbero insorgere patologie di natura infettiva, allergica, tossica e cancerogena. Le manifestazioni cliniche potrebbero presentarsi con diversa intensità in relazione a vari fattori tra i quali le condizioni fisiche e la suscettibilità di ciascun individuo.
Modalità di trasmissione del rischio biologico in ospedale
La principale modalità di trasmissione del rischio biologico per infermieri e medici è attraverso il contatto diretto con i pazienti infetti o manipolando fluidi corporei come sangue o urine.
Gli agenti patogeni possono essere poi trasmessi anche attraverso aerosoli, delle piccole particelle che si diffondono nell’aria durante alcune procedure mediche come l’intubazione.
Le infezioni possono diffondersi anche attraverso il contatto con superfici contaminate e i pazienti in particolare sono esposti al rischio quando vengono utilizzati su di loro oggetti contaminati come aghi, bisturi o altra strumentazione chirurgica.
Le principali infezioni che si possono contrarre sono epatite B e C, HIV, tubercolosi, influenza.
Il rischio biologico in ambiente sanitario non è quindi da sottovalutare, considerando anche il fatto che si possono registrare decessi in ospedale a causa di infezioni correlate all’assistenza (ICA) durante la degenza o in strutture di assistenza extraospedaliere, specialmente nei reparti di terapia intensiva.
In base agli ultimi dati disponibili ogni anno in Europa a causa delle ICA si registrano 16 milioni di giornate aggiuntive di degenza. Le infezioni contratte durante l’assistenza sono la causa diretta di 37.000 decessi annui e la concausa di 110.000 decessi.
L’aumento di tali infezioni è strettamente legato alla difficoltà di debellare gli agenti infettivi responsabili, che risultano resistenti anche ai farmaci di ultima generazione.
Come avviene la valutazione del rischio biologico?
La valutazione del rischio biologico rappresenta quindi una priorità per l’individuazione e l’attuazione di misure di prevenzione per evitare esposizioni ad agenti patogeni e il manifestarsi di malattie ad esse correlabili.
Gli strumenti di contrasto delle infezioni sono tutte quelle operazioni che mirano a contenere e limitare il diffondersi di patologie infettive negli spazi adibiti alla cura, alla diagnosi e all’assistenza dei pazienti.
Le misure di prevenzione sono diverse:
- corretta attività di disinfezione degli ambienti sanitari, attraverso l’impiego di dispositivi e apparecchiature oppure manualmente.
- igienizzazione delle mani da parte degli operatori socio sanitari;
- sterilizzazione e disinfezione della strumentazione medica riutilizzabile;
- utilizzo di dispositivi di protezione individuale come mascherine, guanti, camici da sterilizzare in base al rischio di esposizione;
- gestione corretta dei rifiuti sanitari;
- adeguata formazione del personale sulle procedure di sicurezza per limitare la diffusione del rischio biologico;
- monitoraggio costante dei casi di infezione per individuare focolai infettivi e adottare adeguate misure per circoscriverli.
Tra le attività di disinfezione delle superfici ambientali, delle apparecchiature e dei dispositivi medici, quella per aerosolizzazione è ottimale per debellare le infezioni da agenti patogeni multiresistenti.
Cosa fare in caso di infezione contratta in ospedale
Se tu o un tuo familiare avete contratto un’infezione durante un ricovero che ha portato al prolungamento della degenza, o peggio ha causato danni gravi o addirittura un decesso, potreste avere diritto ad un risarcimento danni.
Dovrete però dimostrare che l’infezione che ha causato il problema è stata contratta effettivamente in sede ospedaliera, e che la responsabilità dell’accaduto sia del personale medico o della struttura sanitaria.
Se non sapete come fare, noi di Periplo Familiare possiamo offrirvi un aiuto concreto: siamo la prima associazione per vittime di malasanità in Italia e il nostro staff di medici legali e avvocati è pronto a valutare caso per caso per accertare eventuali responsabilità nell’accaduto.
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