L’aumento della vita media e, allo stesso tempo, quello delle malattie croniche, fanno crescere la spesa sanitaria. Ma in Italia è evidente il deficit tra le polizze sanitarie e il fabbisogno di cure mediche. Come mai?
Sono poche le persone in Italia che godono di una copertura assicurativa in ambito sanitario che permetta loro di sostenere, con più tranquillità, delle spese mediche a volte anche onerose.
Questo è quanto emerge da una ricerca condotta dall’ANIA (Associazione Nazionale fra le imprese assicuratrici).
In Italia curarsi è ancora una faccenda privata
È stato stimato che nel 2018 gli italiani abbiano speso per curarsi circa 36 miliardi “di tasca propria”, con un incremento del 12% rispetto al 2017. Una somma corrispondente all’89% della spesa sanitaria totale. Un onere economico sostenuto senza la richiesta di alcun supporto di carattere assicurativo. Quindi, stando sempre a quanto rilevato dall’ANIA, oltre 7 milioni di italiani hanno fatto affidamento a una struttura privata quando hanno avuto a che fare un problema di salute, pagando personalmente le cure perché non si sono rivolti al Sistema Sanitario Nazionale.
Quali sono i rischi?
Le conseguenze di una così diffusa sottoassicurazione in ambito sanitario sono, prima di tutto, rendere il nostro Paese più vulnerabile alle differenziazioni sociali. Nel caso in cui si verifichino eventi sfavorevoli, infatti, si espongono le famiglie italiane più fragili a situazioni di vero e proprio depauperamento economico. Nelle situazioni peggiori, alcuni cittadini non particolarmente abbienti potrebbero addirittura vedersi costretti a rinunciare alle cure.
Perché non ci fidiamo?
Uno dei principali vantaggi messi a disposizione dalla sottoscrizione di un’assicurazione sanitaria privata è il fatto di poter accedere al rimborso delle spese mediche sostenute. In base al tipo di polizza stipulata e alle condizioni previste all’interno del contratto si può avere diritto a un rimborso totale oppure parziale. Allora come mai nel nostro Paese le assicurazioni sanitarie private rappresentano appena l’8%. Perché non ci fidiamo?
Sarebbe opportuno far comprendere agli italiani che, quello che apparentemente potrebbe sembrare un costo sottoscrivendo delle polizze sanitarie per infortuni e malattie, potrebbe, in realtà, rivelarsi un oculato investimento per la propria famiglia, prendendo a modello quanto accade negli altri Stati d’Europa. In particolare, occorrerebbe sensibilizzare i cittadini sui benefici che potrebbero trarre anche in termini di uguaglianza sociale e salvaguardia del proprio patrimonio.
Qual è la situazione in Europa?
All’89% delle spese mediche sostenute dagli italiani attingendo ai propri risparmi personali si contrappone il 75% della Spagna e del Regno Unito. Il 55% della Germania e il 40% della Francia. Ancora migliore risulta l’incidenza in Paesi come l’Olanda (14%).
Quindi, per concludere, qual è la sfida delle imprese assicuratrici in Italia? Far capire agli italiani l’importanza delle assicurazioni anche in settori diversi dalle auto. Ma come?
Tre gli obiettivi possibili.
Promuovendo la cultura della prevenzione e uno stile di vita sano come fattore positivo sullo stato di salute dell’assicurato, le Compagnie possono agire in primo luogo sulla riduzione dei sinistri. Hanno poi la possibilità di allargare il proprio mercato a soggetti cronici o a rischio, oggi tendenzialmente non assicurabili, personalizzando prodotti e servizi sulla base di comportamenti meglio osservabili. Infine, hanno l’opportunità di ampliare la gamma dei servizi offerti, dall’assistenza in caso di necessità al teleconsulto e, a tendere, alla telediagnosi.
Quindi: guardare ai clienti, personalizzare l’offerta, puntare alla tecnologia.
