Cosa c’entra la medicina con l’Intelligence? E come possono collaborare per la tutela dei dati sanitari e la gestione di eventi emergenziali complessi come nuove epidemie? Scopriamolo insieme.
Si è tenuto all’Università Cattolica del Sacro Cuore, il convegno “Medical Intelligence – First International Conference” per approfondire il tema dello sviluppo della Medical Intelligence nell’ambito della sanità pubblica.
Si tratta di una tematica importante, purtroppo sottovalutata, oggi di grande rilevanza strategica. Come spiega il professore Tambone, Ordinario di Medicina Legale presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma: “Passare dalla semplice Medical Intelligence a una vera e propria Intelligence al servizio della sanità pubblica vuol dire andare oltre il semplice utilizzo dei dati sanitari per il lavoro di intelligence e arrivare a sviluppare un flusso di informazioni mirato a migliorare la sanità pubblica secondo una dinamica di coworking”.
Ma andiamo con ordine, innanzitutto cos’è la Medical Intelligence?
Medical Intelligence, scopriamo cos’è
La Medical Intelligence è l’utilizzo dei dati sanitari per la sicurezza dello Stato attraverso i servizi di Intelligence, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione di delitti o di azioni che potrebbero essere un pericolo per i cittadini e per lo Stato.
Oggi la Medical Intelligence rappresenta una branca di importanza strategica fondamentale per il nostro Paese. Ma come può “collaborare” con la sanità pubblica? Così come attualmente l’intelligence utilizza dati desumibili dai file sanitari per scopi specifici, con tutte le riserve e le normative sulla privacy che esistono, è altrettanto importante, che l’intelligence fornisca di ritorno, alla sanità pubblica, dati in suo possesso al fine di prepararsi per tempo e adeguatamente a eventi catastrofici quali nuove pandemie, rischi terroristici, ecc.
L’Intelligence infatti si è sempre occupata di pandemia, che non è affatto un evento inatteso e improbabile. Pensiamo a quanti prima del 2020 avevano previsto l’arrivo di un virus resistente e minaccioso per la salute globale. Anche Bill Gates nel 2015 intervenendo a Vancouver disse: “Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nei prossimi decenni sarà più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto che una guerra”. Ecco, l’Intelligence si è sempre occupata di virus.
Quindi, con una vicendevole collaborazione, l’Intelligence non solo potrebbe fornire informazioni preziose alla sanità pubblica in vista di possibili emergenze, ma anche diradare le ombre della disinformazione e della manipolazione economica e politica che purtroppo inquinano simili situazioni. Ma ci sono anche dei rischi in questo “scambio”, vediamoli insieme.
Gli elementi di rischio
La progressiva e rapida integrazione tra tecnologia e scienza medica lasciano infatti emergere diverse vulnerabilità che richiedono ragionamenti e soluzioni precise, sia per difendere le informazioni strategiche sia per acquisirle.
Sono diversi gli elementi di rischio, come ad esempio la sottrazione di dati sanitari e l’elaborazione di modelli interpretativi da informazioni aperte, per identificare lo stato di salute di attori istituzionali significativi; oppure la modifica di dati sanitari, anche di interi cluster, per generare allarme e produrre una minaccia; arrivando alla manipolazione (hackeraggio) di macchine sanitarie, nella diagnostica, nella redazione di referti fino all’interferenza durante operazioni mediche, frutto spesso della mancanza di consapevolezza nelle comunicazioni del personale sanitario quando si tratta informazioni che possono avere implicazioni per la sicurezza nazionale.
“È desiderio comune rispettare la pratica medica senza nessuna strumentalizzazione – sottolinea il professore Tambone – anche perché crollerebbe la fiducia dell’opinione pubblica rispetto al ruolo di garanzia del medico. Ma serve formare il personale sanitario adeguatamente e costantemente e rivedere il codice deontologico includendo articoli dedicati alla Medical Intelligence”.
Accanto a questi scenari di rischio, le informazioni che riguardano il comparto sanitario forniscono anche grandi opportunità se elaborate alla luce di modelli sempre più complessi e intelligenti.
Ad esempio, proprio per fare fronte alla pandemia da Covid-19, si sono cominciati a sviluppare modelli capaci di identificare attraverso l’uso della voce e la tipologia della respirazione, la presenza del virus nel paziente.
Conclusioni
Abbiamo visto quanti benefici in termini di sicurezza e prevenzione potrebbero derivare dalla collaborazione tra sanità pubblica e Intelligence e quanto una crescente informatizzazione faccia bene alla “salute” del Paese. Ma il tutto va inserito in un quadro normativo applicabile al livello comunitario, accompagnato da una formazione continua di tutti gli attori coinvolti.