Tanti sono i suoi sostenitori ma negli USA qualcosa non convince del tutto
Da qualche anno nel mondo è stata introdotta la cartella clinica elettronica (CCE), una raccolta di dati medici su supporto informatico. La CCE contiene tutto quello che ha a che fare con la salute dl paziente: dagli esami di laboratorio effettuati alla sua storia clinica, dalle prescrizioni mediche alla spesa sanitaria. I dati, in virtù della loro digitalizzazione, possono essere raccolti e gestiti immediatamente e poi condivisi e aggiornati, con un risparmio di tempo davvero prezioso.
Come siamo messi in Italia?
Nel 2016, per la Cartella Clinica Elettronica, sono stati stanziati 65 milioni di euro.
La Sanità Nazionale, diventando una realtà informatizzata, ha accorciato i tempi della burocrazia, ha eliminato alcune spese accessorie e ha reso il Servizio Sanitario Nazionale di sicuro più efficiente e flessibile. Ma è sufficiente vista l’entità dell’investimento?
Il bene dei cittadini prima di tutto
Parlando di servizi digitali: l’80% delle strutture sanitarie offre già il download dei referti via web e il 61% la prenotazione delle prestazioni via internet. Il servizio più utilizzato dagli utenti è l’accesso alle informazioni relative alle strutture sanitarie, seguito dalle prenotazioni online di esami e visite (22%) e dalla gestione dei propri documenti clinici via web (18%).
Ma per gli Stati Uniti qualcosa non torna
Negli USA, quasi due terzi degli ospedali ha adottato la cartella clinica elettronica, anche qui con investimenti economici ingenti. Finora però diversi studi non sono riusciti a collegare l’adozione della cartella elettronica a un incremento delle performance di qualità ed efficienza dell’assistenza sanitaria. Ma allora cosa fare? Copiare la cartella norvegese.
Ebbene sì, alcuni studiosi nord-americani hanno individuato nella cartella clinica norvegese la soluzione più efficace. Questa è in grado di fornire informazioni attraverso un coinvolgente programma utente, grafico e fotografico, particolarmente intuitivo.
I dati interagiscono con lo stato di salute attuale del paziente: si può sfogliare la cartella e valutare il sistema complessivo degli organi che viene rappresentato graficamente sullo schermo.
Ma quindi l’informatizzazione non basta, occorre puntare sull’aspetto estetico del programma?
Forse ma non solo.
Cosa manca alla cartella elettronica?
Adottare una soluzione non significa automaticamente usarla nel modo corretto, e utilizzare la cartella clinica elettronica non migliora necessariamente la qualità dell’assistenza.
Oggi i medici chiedono sempre più che spesso che la CCE fornisca loro un accesso rapido a indicazioni accurate e aggiornate su approcci diagnostici e trattamenti, renda disponibili informazioni rilevanti, affidabili e facilmente accessibili e li aiuti a offrire la migliore assistenza possibile al paziente. La comodità è un’altra considerazione fondamentale: il personale sanitario vuole accedere alle risorse mediante dispositivi mobili, attraverso portali clinici o biblioteche. Il tutto, naturalmente, deve essere incorporato nella cartella elettronica.
Ma anche le interfacce utente sono estremamente importanti: pensiamo alla semplicità e velocità con cui è possibile reperire informazioni rilevanti tramite un’icona o attraverso grafici semplici e intuitivi.
Uno scenario auspicabile
Per ottenere un ritorno sugli investimenti miliardari nelle cartelle cliniche elettroniche e in generale nell’informatizzazione della sanità, occorre comprendere come la “sola” raccolta dati non basta: la tecnologia deve esprimere tutta la sua grandezza integrando alle cartelle elettroniche strumenti e applicazioni che possono generare informazioni immediatamente utilizzabili al letto del paziente. Ciò si traduce in un miglioramento della qualità dell’assistenza e della sicurezza, in una riduzione di costi e in un ritorno degli investimenti reale e misurabile.
Se la medicina passa per il computer non si allontana dai cittadini ma si avvicina al futuro.