Cosa fare in caso di interventi di chirurgia estetica sbagliati e a chi rivolgersi
Sempre più persone si sottopongono a interventi di chirurgia estetica allo scopo di correggere delle limitazioni funzionali o per sentirsi meglio con il proprio corpo.
Sebbene si tratta di operazioni che ormai vengono considerate di routine, e quindi altamente sicure e affidabili, è comunque possibile che in alcuni casi si verifichino conseguenze inattese a causa di interventi di chirurgia estetica sbagliati.
Tali errori non riguardano solo l’insoddisfazione relativa al risultato ottenuto in termini estetici, ma soprattutto i danni funzionali e psicologici che possono avere sul paziente sul paziente, minando profondamente la sua autostima e provocando conseguenze negative sulla sua vita sociale e talvolta anche professionale.
Quali sono i casi più comuni di interventi di chirurgia estetica sbagliati?
Gli errori medici in chirurgia plastica possono essere diversi, ma ecco quelli che si registrano più frequentemente:
- Mastoplastica additiva e riduttiva, in caso di deturpazione del seno, creazione di mammelle asimmetriche, danni ai tessuti o ai nervi, scelta di protesi di misura sbagliata;
- Rinosettoplastica, quando il paziente riporta problemi respiratori post intervento o deviazioni del setto;
- Addominoplastica, in seguito alla quale possono comparire coaguli, emorragie interne, lesioni o perforazioni di organi;
- Chirurgia plastica del viso, in caso di comparsa di lesioni ai nervi o reazioni allergiche.
Nei casi più gravi, come abbiamo appena visto, se avviene una lesione degli organi o se si manifestano infezioni post intervento, oltre al danno estetico un’operazione chirurgica sbagliata può comportare conseguenze gravi anche per la salute del paziente e possono esservi tutti i presupposti per richiedere un risarcimento danni.
Quando si configurano interventi di chirurgia estetica sbagliati e di chi è la responsabilità?
In caso di un intervento chirurgia estetica sbagliato per imputare la responsabilità al medico o alla clinica presso cui è stata svolta l’operazione, devono sussistere le seguenti condizioni:
- un aggravamento dell’inestetismo o un danno alla salute da paziente in seguito dell’intervento, condizione che ovviamente deve essere dimostrata fornendo la dovuta documentazione clinica;
- una mancanza o incompletezza delle informazioni fornite al paziente in merito ai rischi e alle possibili complicanze dell’intervento;
- la prova che il paziente non avrebbe prestato il proprio consenso se avesse ricevuto informazioni corrette.
Il consenso informato è fondamentale per accertare la responsabilità del chirurgo. Il medico è infatti tenuto a specificare in modo dettagliato il risultato dell’operazione e le modalità di intervento, illustrando possibili rischi e complicanze.
A livello giuridico per definire l’“insoddisfazione” del paziente, che può essere anche soggettiva, viene considerato rilevante il consenso informato fornito dal medico e debitamente sottoscritto dal paziente.
In tal senso, per stabilire se l’intervento di chirurgia è andato a buon fine, è necessario verificare quale risultato si intendeva ottenere. Proprio su questo presupposto si è basato il giudizio della Corte di Cassazione che, nella sentenza n.12830 del 2014, ha condannato un medico al risarcimento per aver effettuato un intervento di rimozione di un tatuaggio senza specificare che al paziente sarebbero rimaste cicatrici visibili.
Errori di chirurgia estetica: a chi rivolgersi per ottenere un risarcimento
Errori in chirurgia estetica possono insorgere per diverse motivazioni, compresa la condotta del medico, ma per avanzare domanda di risarcimento è sempre necessario dimostrare il nesso causale tra tale condotta e il danno subito dal paziente.
Se pensi di aver subito danni risarcibili a causa di un intervento di chirurgia estetica sbagliato, puoi rivolgerti a noi di Periplo Familiare: siamo la prima associazione a tutela delle vittime di malasanità in Italia e da oltre 25 anni sosteniamo le vittime di errori medici sia legalmente che moralmente.
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