Infezione tardiva della protesi all’anca: sintomi e diritto a risarcimento

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Cosa sapere sull’infezione tardiva della protesi all’anca: dai sintomi al diritto a risarcimento

L’intervento chirurgico di protesi all’anca, al pari degli altri interventi, può comportare dei rischi ed è dovere dei medici minimizzarli al fine di arrecare il minor danno possibile al paziente.

Nonostante questo, però, sono frequenti i casi di interventi mal riusciti che portano il paziente a subire le conseguenze di un’infezione tardiva della protesi all’anca, con sintomi gravi o fastidiosi che arrecano un peggioramento delle condizioni di vita.

Protesi della dimensione errata o che presentano difetti di fabbricazione sono le principali cause di un intervento mal riuscito e le conseguenze per il danneggiato possono comparire anche a distanza di anni.

Ma quando, in caso di infezione tardiva della protesi all’anca, il paziente ha diritto a risarcimento? Scopriamo di più.

Infezione tardiva della protesi all’anca: sintomi e cause

Le problematiche legate agli interventi di protesi all’anca possono presentarsi immediatamente, nel post operatorio, o anche a distanza di mesi o anni.

Le complicanze dell’intervento di protesi all’anca possono essere dovute ai materiali di costruzione dell’impianto, evento che si verifica, ad esempio, con le protesi in metallo MoM (Metal on Metal) che possono portare ad un avvelenamento da cromo o cobalto chiamato “metallosi”. Possono quindi insorgere infiammazioni locali con sintomatologia a carico dell’anca.

Nei casi più gravi il paziente può essere costretto a subire un secondo intervento nel tentativo di riparare al danno subito e questo potrebbe risultare più invasivo e rischioso del precedente in quanto aggravato dal rischio infettivo.

Quando si verifica un’infezione tardiva all’anca a causa delle protesi in metallo, può essere configurabile la responsabilità sia dell’azienda produttrice che degli operatori sanitari che hanno scelto di installarla, consapevoli dei rischi.

Un altro tipo di complicazione post-operatorie è l’“osteolisi”, che si manifesta con la perdita di tessuto osseo nei pressi della protesi, riducendo la mobilità e determinando quindi il fallimento dell’impianto.

Tale infezione tardiva della protesi all’anca può avere sintomi quali l’allentamento della protesi stessa, la lussazione articolare, le infezioni dell’impianto, la necrosi avascolare (morte dell’osso), l’ossificazione eteroscopica (calcificazione dei tessuti molli), la frattura o l’emissione di un suono al movimento.

Un tale quadro clinico, se supportato da esami medici specifici, può mettere in evidenza la presenza di un’infiammazione che può essere alla base di una richiesta di risarcimento del danno subito.

Come richiedere un risarcimento danni per protesi all’anca?

Per avanzare domanda di risarcimento in seguito a un intervento di protesi all’anca mal riuscito, è necessario sottoporre la documentazione clinica alla valutazione congiunta di un medico legale e di un avvocato.

Qualora ci siano tutti i presupposti, il paziente ha diritto a un risarcimento sia del danno patrimoniale (spese sostenute per cure, riabilitazione o mancati guadagni), che non patrimoniale (danno biologico e morale) e il calcolo del danno può variare in base al difetto della protesi e all’entità del danno prodotto.

Per avanzare una richiesta di risarcimento danni per artroprotesi all’anca, dunque, è necessario dimostrare il nesso causale tra danni riportati e l’errore del medico: rivolgendoti a noi di Periplo Familiare potrai trovare un team di esperti medico-legali pronto a valutare il tuo caso e fornirti tutto il sostegno di cui hai bisogno.

Siamo la prima associazione a tutela delle vittime di malasanità in Italia, attiva da oltre 25 anni. Il nostro primo approccio è quello di tentare una conciliazione tra le parti per arrivare a un accordo bonario che eviti lunghe cause in tribunale. In caso si debba procedere per vie giudiziarie, siamo comunque pronti a sostenere tutto l’iter per la richiesta di risarcimento del danno.

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Categorie:Risarcimenti

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