Con la pandemia si è dovuto far fronte all’assistenza straordinaria dei pazienti Covid-19, con il conseguente blocco delle prestazioni ordinarie per i pazienti non-Covid-19, che nel 2020 ha toccato il 50%.
I numeri dell’impatto pandemico
L’avvento della pandemia ha avuto un impatto fortissimo sui pazienti e le strutture sanitarie arrivando a bloccare le prestazioni ordinarie per il 50% dei pazienti non Covid-19 nel 2020, con una punta del 71,5% per gli interventi chirurgici programmati.
Una contrazione del 21%, tra il 2019 e il 2020, dei ricoveri ospedalieri e un Mezzogiorno ancor più penalizzato (-23,9%) specialmente in Puglia (-28,1%) e in Calabria (-30,6%). Prestazioni specialistiche diminuite, nei primi 9 mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, del 30,3%, con valori più alti in Lombardia (-51,9%), nella Provincia di Bolzano (-48,8%), Marche (-38,3%) e Calabria (-39,2%).
E se lo tsunami pandemico ha sbarrato l’accesso alle prestazioni sanitarie per i pazienti non Covid-19, il Long Covid-19 ha messo in ginocchio quanti non sono riusciti a sfuggire al virus.
Per la stragrande maggioranza dei contagiati la malattia è stata infatti un’esperienza “pesante”, ma il 56,2% ha dovuto fronteggiare i problemi di long Covid-19, il 18,9% con conseguenze “serie”.
Non solo, se i dati sull’andamento delle liste d’attesa stanno piano piano diminuendo per la popolazione, sono stati invece in forte espansione tra il 2020 e il 2021 (da 3,8 a 8,3 volte in più nel 2020 e di circa 5 volte di più nel 2021) per i pazienti Covid-19.
Il Rapporto
Questo il quadro tracciato dal 19° Rapporto “Ospedali & Salute”, promosso dall’Aiop, l’Associazione Italiana Ospedalità Privata. Attraverso un’analisi dettagliata dei servizi sanitari, dell’evoluzione del settore, dei costi, delle difficoltà di accesso e della qualità percepita dai cittadini, la ricerca è riuscita a scattare una fotografia del sistema ospedaliero italiano ai tempi della pandemia.
Questo Rapporto ha anche sondato gli umori della popolazione rispetto a vaccinazione e Green pass. Tra il 2020 e il 2021 è emerso un graduale processo di socializzazione alla pandemia, con posizioni che però tendono a polarizzarsi. In particolare, nel caso dei pazienti ex Covid-19 risulta un livello consistente di dissenso, tra il 26% e il 32%, specialmente sull’opportunità di estendere la vaccinazione e di sostenerla per ragioni di solidarietà collettiva. Per il Green pass, invece, il livello di consenso sia da parte della popolazione che da parte degli ex pazienti Covid-19 tende a superare il 70%.
Insomma, il tema della resilienza del modello ospedaliero in tempo di pandemia è stato centrale in questo nuovo Rapporto nella convinzione che, sottolinea Aiop, “l’esperienza dei cittadini e l’analisi dell’impatto dell’evento pandemico sull’erogazione di prestazioni urgenti e programmate debbano costituire il punto di partenza di ogni successiva programmazione, che sappia non solo rispondere alle nuove esigenze ma, anche, recuperare rispetto a servizi rinviati e non garantiti”.
Conclusioni
Dopo i dati, occorre l’analisi e la strategia. Per l’Aiop una prima esigenza è quella di affrontare il rapporto tra pazienti Covid-19 e pazienti non-Covid in maniera più attiva e consapevole, visto che non si può ipotizzare un semplice, ulteriore rimando delle prestazioni ordinarie rivolte ai secondi.
La seconda conseguente esigenza, è quella di lavorare “insieme” tra istituti ospedalieri pubblici e privati, al fine di recuperare le prestazioni mancate e, nel caso servisse, di ripetere l’esperienza collaborativa tra le due tipologie di istituti come è avvenuto nel corso dell’anno 2020.
C’è infine una terza esigenza, quella di innescare un processo di effettivo ri-finanziamento del Ssn che risente ancora oggi in maniera pesante di scelte che hanno contribuito a far prevalere la “Sanità Finanziaria” (cioè quella del taglio dei costi ma senza una corrispondente riorganizzazione dei servizi) a scapito della “Sanità Reale” (quella costituita da pazienti, famiglie e operatori).