Monitorare i pazienti Covid-19 e prevedere l’escalation dei sintomi grazie a un dispositivo indossabile che raccoglie dati e li trasmette ai sanitari. Questo è il risultato di una ricerca condotta da un team internazionale.
Dall’inizio della pandemia, i governi e le parti coinvolte nella lotta contro il virus si sono avvalsi di tecnologie digitali e analisi di dati per rispondere a questa grave minaccia. Alcuni paesi hanno utilizzato applicazioni per dispositivi mobili e altri le stanno prendendo in considerazione come risposta complementare alla necessità di eseguire rapidamente il monitoraggio dei contatti.
Oggi grazie alla ricerca condotta da un team internazionale di 60 scienziati coordinato dal Motion Analysis Laboratory di Boston, con la partecipazione del Politecnico di Torino, unico istituto italiano che ha partecipato allo studio, è stato analizzato come sia possibile monitorare i pazienti Covid-19 e prevedere l’escalation dei sintomi con un intervento precoce grazie a un dispositivo da indossare che raccoglie dati e li trasmette ai sanitari.
Lo scopo dell’indagine è stato quello di analizzare le tecnologie del cosiddetto mHealth, cioè l’utilizzo di dispositivi mobili per la medicina, ed esplorare la loro applicazione per monitorare e mitigare gli effetti del Covid-19. Il gruppo di lavoro ha identificato le tecnologie che potrebbero essere utilizzate in risposta alla diffusione del contagio che sarebbero probabilmente adatte a future pandemie.
Lo studio
Lo studio si è concentrato su pazienti positivi Covid-19 con sintomi lievi. In genere a questi pazienti viene imposta una auto-quarantena a casa, per scongiurare la diffusione del virus, o vengono sottoposti a monitoraggio presso centri di trattamento dedicato. Tuttavia, una parte di loro alla fine sperimenta un’esacerbazione, vale a dire l’improvvisa comparsa di sintomi gravi, tale da richiede il ricovero in ospedale.
La tecnologia mHealth, in riferimento ai pazienti che peggiorano, consente la diagnosi precoce di tali esacerbazioni, permettendo ai medici di fornire gli interventi necessari in modo tempestivo.
Un intelligente utilizzo di queste soluzioni permetterà quindi di evitare i trasferimenti presso le strutture ospedaliere, riducendo drasticamente i costi sanitari. Sarà inoltre possibile diminuire la congestione degli ospedali, verificatasi purtroppo durante la pandemia, ottimizzando così le risorse e diminuendo i contatti, sempre particolarmente critici durante le situazioni pandemiche.
Lo studio ha concluso che le applicazioni per smartphone impostate su auto-segnalazioni da parte dell’utente proprietario, unitamente a sensori indossabili che consentono la raccolta di dati fisiologici, tra cui frequenza cardiaca, il sonno e la temperatura della pelle, potrebbero essere utilizzate per monitorare non solo i pazienti, ma anche il personale medico, rilevando i primi segni di un’epidemia nelle strutture sanitarie.
Conclusioni
I medici misurano la frequenza cardiaca da secoli, ma i dispositivi indossabili stanno cambiando le regole del gioco sul fronte della frequenza e accessibilità al di fuori di un ambiente medico. Anche se il polso è un vecchio segno vitale, la variazione giornaliera nella frequenza cardiaca di un individuo è un dato nuovo di zecca, e ci sono tante cose che dobbiamo imparare riguardo il suo utilizzo, soprattutto alla luce di un nuovo nemico come il coronavirus. Rintracciare quando qualcuno è leggermente malato, o forse è ancora asintomatico: quello sarebbe davvero l’obiettivo.