Si parla tanto di isolamento e poco di dipendenze, ma come si coniuga la reclusione con l’astinenza? C’è qualcuno che se ne occupa con terapie online, la nuova frontiera della medicina in forma digitale.
L’emergenza sanitaria e sociale che stiamo vivendo, i cui effetti drammatici sono ben noti a tutti, sta portando alla luce anche altre problematiche non meno rilevanti: ansie, dipendenze e comportamenti compulsivi. L’isolamento forzato per via del coronavirus sta infatti mettendo a dura prova l’equilibrio psicologico ed emotivo delle persone, che cercano conforto nel web.
In generale, però, di astinenza se ne parla poco.
Ora è il momento, costretti in casa, di prendere in mano la propria vita. Così asserisce Raffaele Lovaste Direttore di IEuD (Istituto Europeo per il trattamento delle Dipendenze), una struttura all’avanguardia per il trattamento delle dipendenze, che racconta di centralini intasati per le richieste di aiuto e di terapie online. “Riceviamo tante richieste di assistenza per risolvere dipendenze legate perlopiù a pornografia, alcol e droga. È un modo per affrontare la solitudine e rifugiarsi in un mondo protetto qual è il web. La clausura forzata di questi giorni mette evidentemente di fronte a queste realtà difficili chi è affetto da dipendenze, tutte da esercitare in solitudine. Abbiamo monitorato – dice Lovaste – le visite al nostro sito web: il 29,5% proviene dalla Lombardia, il 16,83% dal Lazio, il 9,02 dalla Campania, il 6,20% dall’Emilia Romagna, il 6,18 dalla Sicilia. Questi i dati più rilevanti ma c’è anche il Piemonte, il Veneto, la Puglia, la Toscana, insomma direi quasi tutte le regioni italiane (Molise e Val d’Aosta agli ultimi posti con 0,15% e 0,6% di richieste)”.
IEuD conta su una struttura formata da un’équipe terapeutica composta da due psichiatri, due psicologi e due tecnici, e aiuta le persone affette da dipendenza da cocaina, alcol e cannabis e da dipendenze comportamentali (affettive, pornografia, social network e gioco d’azzardo) a intraprendere un percorso per riprendere il controllo della propria vita. “Arrivavano molte richieste di assistenza al Sud. Per questo abbiamo avviato terapie online – dice Lovaste – per qualcuno è più semplice esprimersi con la mediazione di un pc o di uno smartphone, piuttosto che entrare e farsi assistere in un consultorio pubblico: vorrebbe dire uscire allo scoperto”.
Il mercato della salute digitale
Il mercato della digital health, cioè l’uso di tecnologie digitali per la salute, in questi anni sta facendo passi da gigante. Al 2025, infatti, il mercato europeo della “digital health”, che comprende tutti i nuovi prodotti e servizi per la cura della persona completamente digitalizzati, raggiungerà un market share dell’8% con un valore economico stimato in 155 miliardi di euro.
Secondo recenti ricerche, a crescere in futuro saranno proprio le cure e le terapie digitali a distanza basate sull’uso di software: dovrebbero raggiungere, secondo le stime, i 9 miliardi di dollari entro il 2025, con più di 170 aziende impegnate nello sviluppo e nella produzione di tali soluzioni. Le aree sulle quali l’AI avrà un peso importante sono il monitoraggio digitale, la prevenzione e la diagnosi.
Quindi in tempi di Covid-19 via alla telemedicina, alla ricetta elettronica, alla video-visita (in linea con le misure sulla privacy), e poi alle chatbot, alla teleassistenza e teleriabilitazione, alle oltre 300 mila app presenti sul mercato: perché tutto ciò non solo semplifica la vita di medici e pazienti ma consente di operare a distanza.
Per la Sanità italiana oramai esiste “un prima e un dopo Coronavirus”: se fino ad oggi, pur nella consapevolezza che il digitale fosse un autentico “salvavita” per il sistema, erano le iniziative dei singoli (operatori o istituti) a contaminare il modello assistenziale tradizionale, da domani, finita l’emergenza, sarà impossibile non ripensare il modello strutturalmente ed a mente fredda.