Neoplasie maligne diagnosticate in ritardo: cosa fare e a chi rivolgersi per avere giustizia
Si parla di neoplasia maligna quando si assiste alla diffusione incontrollata di una massa tumorale capace anche di produrre metastasi, ovvero tumori, che per mezzo del sistema linfatico o circolatorio sanguigno si estendono ad altri organi o tessuti. Il tratto distintivo delle neoplasie maligne è proprio questo: la migrazione delle cellule tumorali in altre sedi del corpo che dà luogo alla formazione di metastasi.
I sintomi che indicano la presenza di un tumore possono essere diversi e variano in base al soggetto e al tipo di tumore: può esserci la presenza di febbre, un aumento o perdita di peso o dell’appetito, mutamenti della regolarità intestinale, tosse, affanno, dolori alla testa.
Il percorso diagnostico che porta ad accertare la presenza di neoplasie maligne prevede, oltre all’esame obiettivo del caso e allo studio di eventuali fattori di rischio come patologie pregresse, l’esecuzione di diversi esami diagnostici come:
- test di immagini quali RX, TAC, ecografia, RMN, PET al fine di identificare la massa e le sedi interessate;
- marcatori tumorali o biomarcatori per intercettare specifici tumori attraverso un marcatore proteico;
- esame bioptico per confermare la diagnosi;
- grading e fattori molecolari su un campione di tessuto per determinare l’aggressività della neoplasia.
Perché è importante riconoscere i sintomi di una neoplasia in tempi brevi
Sottovalutare i sintomi di una neoplasia maligna, o interpretarli male, può portare ad un ritardo delle cure e di conseguenza ad una minore possibilità di recupero e sopravvivenza del paziente.
L’approccio terapeutico varia in base al caso specifico, si può ricorrere all’intervento chirurgico così come alla radioterapia, alla chemioterapia, all’immunoterapia, ai farmaci biologici.
Il programma terapeutico prevede spesso la combinazione di diverse terapie e quindi il coinvolgimento di più medici specialisti che possono essere: oncologo, radiologo, medico nucleare, chirurgo oncologo, anestesista, radioterapista.
Quando un errore medico può portare a ritardo diagnostico
Come accennato, i casi di errori medici in ambito oncologico non sono rari e sono spesso legati a un ritardo diagnostico che di conseguenza fa slittare l’inizio delle cure e compromette la tempestività di eventuali interventi a cui il paziente deve sottoporsi.
Generalmente, un ritardo diagnostico può derivare da:
- una sbagliata valutazione del caso da parte del sanitario che esegue lo screening;
- una cattiva interpretazione del referto da parte del medico specialista;
- la decisione del medico di non eseguire ulteriori indagini in caso di elementi di dubbio;
- l’erronea refertazione di un esame istologico, di un prelievo bioptico o di un esame citologico.
Per il paziente, quindi, sia l’omissione di refertazione che il ritardo diagnostico possono comportare danni anche gravi, ma per capire meglio la portata di un errore diagnostico in oncologia e del perché dia diritto a risarcimento, facciamo un esempio.
Se durante una mammografia di controllo il medico radiologo commette un errore nel refertare l’esame, si potrebbe non rilevare la presenza di elementi sospetti. L’eventuale mancata diagnosi di tumore seno aggraverebbe quindi la situazione, rendendo necessari interventi più invasivi, come l’asportazione della mammella quando invece si sarebbe potuta eseguire una quadrantectomia come intervento chirurgico conservativo di prima scelta.
Cosa fare in caso di ritardo diagnostico di una neoplasia maligna per ottenere un risarcimento?
Se tu o un tuo familiare avete scoperto la presenza di un tumore a seguito di un ritardo diagnostico che ha provocato un conseguente ritardo anche nel trattamento della malattia rispetto al timing previsto per affrontarla, potreste avere diritto a ottenere un risarcimento. Per richiederlo è necessario accertare il danno e verificare se nell’arco temporale tra la mancata diagnosi e la scoperta del tumore la situazione di salute del paziente si è aggravata.
In genere, i ritardi pregiudizievoli in oncologia vanno dai 6 agli 8 mesi, ma è necessario distinguere caso per caso se consideriamo che, per un melanoma, anche un ritardo di 1 mese può comportare danni molto gravi.
Possono giustificare una richiesta di risarcimento:
- l’aggravarsi della patologia neoplastica che passa ad un stadio successivo;
- la necessità di ricorrere a un trattamento chirurgico più invasivo o demolitivo;
- il peggioramento della qualità della vita a causa dell’aggravarsi della malattia o della mancata occasione di affrontare un intervento risolutivo;
- il decesso del paziente.
L’entità del risarcimento è commisurata alla perdita di “chance di sopravvivenza” che viene stimata confrontando gli stadi della patologia tumorale in atto. Bisogna poi aggiungere il danno biologico in caso il paziente debba affrontare un intervento chirurgico più aggressivo.
Per ricorrere in giudizio e far valere i propri diritti è necessario risalire al momento esatto in cui è possibile identificare l’errore medico che ha comportato una diagnosi tardiva della neoplasia, come l’errata refertazione degli esami strumentali o la loro scorretta interpretazione da parte dello specialista.
Per accertare questo è necessario valutare con cura il percorso diagnostico e il contributo di tutti i medici coinvolti, servirà quindi il parere di un medico legale e di un avvocato.
Se tu o un tuo familiare avete subito le conseguenze di una diagnosi tardiva di neoplasia maligna e siete determinati ad accertare le responsabilità dell’accaduto, noi di Periplo Familiare possiamo aiutarvi. Siamo la prima associazione in Italia per vittime dei malasanità e da oltre 25 anni ci battiamo per far valere i diritti dei pazienti che hanno subito le conseguenze di errori medici, fornendo assistenza legale e morale.
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