Al Nord la paga è più alta: rischio esodo dei medici

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Doctor sitting at desk and writing a prescription for her patient

Quale scenario si prospetta se la proposta di riforma di Calderoli sulle autonomie Regionali passa in Parlamento? Che avremo un sistema sanitario sempre più a macchia di leopardo: con un Nord ricco e un Sud marginalizzato.

 

“È solo una bozza, se ne riparlerà, vedremo.” Così dice lo stesso Calderoli, ma se la proposta del ministro sull’autonomia differenziata delle Regioni dovesse passare in Parlamento, il Nord avrebbe più soldi e poteri anche in ambito sanitario. 

Ebbene sì, lo scenario sarebbe quello di un sistema sanitario sempre più a macchia di leopardo, con regioni più ricche, quelle del Nord, autorizzate ad esempio a pagare i propri medici molto meglio delle altre, e di conseguenza, con medici che avrebbero tutto l’interesse a spostarsi lasciando sguarniti gli ospedali del Sud.

Perché in questa riforma la “salute” rientra tra le materie su cui le Regioni potranno guadagnare margini di indipendenza rispetto al governo centrale molto più estesi di oggi. Ma cominciamo a parlare proprio delle retribuzioni dei medici.

 

Quanto cambierebbero le buste paga dei medici?

Uno dei punti più traballanti della proposta di riforma del ministro degli Affari regionali è proprio la questione delle buste paga. Perché sebbene la sanità sia un ambito in cui le regioni hanno già ampio margine di autonomia, oggi i compensi dei singoli specialisti vengono stabiliti a livello centrale, dalla contrattazione tra sindacati e ministero. 

Se però la riforma andasse in porto così com’è stata delineata nella bozza, lo scenario cambierebbe drasticamente. La carenza di camici bianchi, specialmente all’interno dei pronto soccorso, è un problema che affligge anche il Nord, quindi le singole regioni – Lombardia e Veneto in primis – avrebbero tutto l’interesse per avere carta bianca sui compensi da erogare ai medici.

Già queste due Regioni, a cui si aggiunge anche l’Emilia Romagna, premono per poter stabilire le retribuzioni e pertanto “portare acqua al proprio mulino”.

Ma in questo modo il rischio sarebbe quello di trovarsi di fronte a un vero e proprio “esodo” di giovani specialisti dal Mezzogiorno al Settentrione, attratti da prospettive di guadagno migliori. Quindi, con una Salute ancor più regionalizzata, i professionisti migliori, o almeno i più giovani, se ne andrebbero al Nord e il diritto alle cure mediche non sarebbe più uguale per tutti, come prevede la Costituzione, ma sempre più differenziato in base a dove si vive. 

 

E le borse di studio?

La questione, del resto, non tocca solo gli stipendi dei professionisti, ma pure le borse di studio per i medici in formazione. Oggi, infatti, è il ministero della Salute a pianificare il numero dei posti disponibili nelle scuole di specializzazione a livello nazionale, e dunque a decidere di quanti specialisti c’è bisogno in ogni settore. Se il sistema diventasse regionale, ognuno farebbe per sé. Col risultato che, oltre a poter incrementare l’assegno mensile per i borsisti, le Regioni con più risorse avrebbero gioco facile nel mettere a disposizione più posti delle altre. E il divario tra Settentrione e Meridione, invece di ridursi, aumenterebbe. 

 

Conclusioni

Ma quindi, il diritto alla salute non è uguale per tutti? Sono in molti a non essere d’accordo con la proposta di Calderoli, così come il ministro l’ha pensata e presentata. In tanti temono l’effetto “asta” tra Regioni, ovvero una sorta di gioco al rialzo per garantirsi le prestazioni dei medici più difficili da trovare (come quelli dei reparti di emergenza-urgenza). Cosa questa che finirebbe per coinvolgere anche la regolamentazione dell’attività di libera professione, che potrebbe diventare un ulteriore fattore di attrazione per i professionisti sanitari più richiesti.

Per il momento lo stesso ministro Calderoli afferma che con la sua proposta non intende spaccare in due l’Italia e anche la premier dichiara che l’autonomia differenziata non sarà mai un pretesto per lasciare indietro alcune parti del territorio italiano. Staremo a vedere.

Categorie:News Medicina
Tags:carenza medicidiritto alla saluteemergenza sanitariafuturo della medicinaspese sanitarie

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