Sarebbero 18.757 i medici di base pronti per la pensione che però rischiano di non essere sostituiti. Oggi la medicina generale è un ambito professionale poco attrattivo, a farne le spese, la salute del territorio.
Secondo l’Enpam, l’Ente di previdenza dei medici e odontoiatri, sarebbero 18.757 i medici di base pronti per la pensione. E sempre stando ai numeri, queste uscite rischiano di non essere compensate dagli ingressi nel comparto della Sanità: nei primi 6 mesi del 2022, infatti, sono entrati in servizio solo 226 nuovi medici di famiglia a fronte di 2.173 pensionamenti.
Quindi, inutile girarci intorno, è emergenza sul fronte della medicina territoriale. Ma come mai si sceglie sempre meno questa professione? Vediamolo insieme.
Pochi medici di famiglia e pediatri: a soffrirne è il territorio
Quando un medico di famiglia va in pensione, soprattutto nei piccoli centri non si parla d’altro. “E ora come faremo?”, è la preoccupazione ricorrente. I medici di medicina generale sono una categoria ridotta al lumicino a causa di una programmazione miope negli ultimi anni, di un corso di formazione a numero chiuso, che di certo non aiuta a formare nuove leve, e di un indirizzo universitario che, negli anni, ha perso di interesse rispetto ad altri più “prestigiosi e di tendenza”. Fatto sta che quando arriva un nuovo medico, si fa festa. Ma, ancora prima, ci si mette in fila per accaparrarselo.
Il ricambio dei medici di famiglia è garantito dai medici di medicina generale, un corso post laurea di tre anni, non una vera e propria specializzazione, oggi sempre meno attrattivo per le nuove generazioni. Nell’ultimo triennio infatti sono state attivate 9 mila borse di studio: dalle scuole di formazione escono quindi 3 mila diplomati all’anno. Non va meglio per la specializzazione in pediatria: attualmente risultano iscritti al percorso di studi quinquennale 2.500 specializzandi ma solo la metà andrà a lavorare in studio, l’altro 50% diventerà ospedaliero. Dei circa 500 specializzati di quest’anno, quindi, solo 250 diventeranno pediatri di libera scelta. Nei prossimi tre anni avremo operativi meno di 10 mila tra medici di base e pediatri. Un’emergenza sul fronte della medicina territoriale, perché la scarsità di medici significa riduzione dei servizi sul territorio.
3 milioni di italiani senza medico di base
Secondo l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), in Italia dal 2019 al 2021 il numero dei medici di base si è ridotto di 2.178 unità mentre quello dei pediatri è calato di 386 unità. Per il 2021 in tutta Italia si contavano quindi 40.250 medici di base e 7.022 pediatri. L’indagine parla di ambulatori chiusi al ritmo di circa mille all’anno a partire dal 2019, lasciando tre milioni di italiani senza medico di base.
Cosa fare? In pensione a 72 anni
Per ritardare l’uscita dei medici senior, è stata introdotta la possibilità per il personale medico in regime convenzionato col Servizio sanitario nazionale di andare in pensione più in là ne tempo, con il tetto massimo spostato da 70 a 72 anni.
Si tratta però di una misura che non risolve “la voragine occupazionale” e inoltre alimenta l’altro problema dell’età avanzata della classe medica (secondo l’ultimo rapporto Ocse 2022 l’Italia è infatti al primo posto in Europa per l’età media dei medici).
L’Enpam, però, ha pensato di incentivare i medici ad andare in pensione più tardi con strumenti ad hoc come l’Anticipo di prestazione previdenziale (App). Questo meccanismo consente a chi aderirà di ridurre l’attività facendo affiancamento a un giovane collega. Il medico senior che resta operativo riduce il lavoro di un 30-70% ricevendo il compenso dall’Asl per la percentuale di attività effettuata mentre la restante parte si trasforma in quota proporzionale di pensione corrisposta dalla Cassa. Una sorta di staffetta generazionale e formativa.
L’altro intervento necessario è a monte: aumentare subito i posti in formazione per corsisti di medicina generale e per i pediatri di libera scelta e al contempo sensibilizzare di più giovani rispetto ai vantaggi della professione del medico di base: da quello economico a quello in termini di qualità della vita, con tempi di lavoro più sostenibili.
Conclusioni
La vita dei medici di medicina generale è quindi oggi molto dura. Moltissimi di loro, per non dire tutti, sono oberati di lavoro al punto da non riuscire più a seguire i pazienti come vorrebbero. Ci sono persone che chiamano per chiedere un appuntamento e, se valutato come non urgente, devono aspettare anche venti giorni per averlo. Vedremo se andrà meglio con le nuove riforme, ma soprattutto occorrerà impegnarsi a riaccendere l’interesse dei giovani sul ruolo del medico di famiglia, come un punto di riferimento fondamentale e imprescindibile sul territorio.