L’Europa si fonda sulla democrazia digitale, a Trento esiste già la cartella clinica del cittadino. Ora tocca all’Italia seguire questi esempi.
Di fronte a potenze come la Cina o gli Stati Uniti, l’Unione Europea non sembra essere un granché, soprattutto se vista come singoli stati membri e non come un’entità unica. Ma l’Europa, quando fa gioco di squadra, ha una forza impressionante: per capacità tecnologica, produzione e di innovazione, per competitività. La combinazione fra regole, innovazione e alta tecnologia, unita alla qualità della vita, ne fa un’area unica al mondo.
Ma l’Europa ha anche un’altra “forza” unica nel suo genere: è il solo blocco economico basato su internet libero, e dove la neutralità della rete, abolita negli Stati Uniti, è una realtà. Quindi libertà assoluta nel web, come regola di base, ma fondata sulla protezione dei nostri dati.
E ora passiamo alla sanità, mantenendo sempre quest’ottica. In Europa si vive più a lungo e in particolare l’Italia è uno dei Paesi più longevi al mondo. Un bel primato che però porta con sé un fardello enorme: il costo della spesa sanitaria. La digitalizzazione della salute potrebbe rivelarsi una grandissima opportunità per il paziente e anche un’occasione senza precedenti per la diminuzione della spesa sanitaria. Però la sfida si vince se ciascun cittadino può essere dotato di una cartella clinica digitale che permette di personalizzare le cure e monitorare anche a distanza la propria salute.
Il provvedimento della Commissione Europea
La Commissione Europea ha varato un provvedimento per rendere interoperabili le cartelle cliniche elettroniche in Europa. Questo vorrebbe dire poter disporre in modo sicuro, e nel pieno rispetto della privacy, di una cartella digitale con la nostra storia clinica, e al contempo migliorare i servizi sanitari.
TreC: la cartella clinica del cittadino
Nella provincia di Trento è nata la TreC, la Cartella clinica del cittadino. Non è un documento digitale, bensì una vera e propria piattaforma di servizi online che oltre a permettere di accedere ai propri dati via web, con smartphone, tablet e computer, consente al cittadino di usare quelle informazioni a suo beneficio. Sulla piattaforma si possono caricare referti medici, esami di laboratori, in alcuni casi anche automaticamente.
Con questo strumento, il cittadino può formare la sua storia sanitaria, tenendo conto dei farmaci e delle terapie seguite, dando uno “spezio” importantissimo alla prevenzione. Ovviamente, la piattaforma permette di effettuare pagamenti e cambi di medico.
Facciamoci i conti in tasca
Non ci dovremmo accontentare di queste eccellenze “isolate”, dovremmo estenderle in tutta Italia.
Con un’informatizzazione completa della sanità si potrebbe arrivare a risparmi intorno al 5% della spesa. Il digitale poi, permettendo la consultazione e la cura a distanza, renderebbe i risparmi più vicini al 20% nel caso di malati cronici.
Oggi poi la spesa sanitaria è attorno ai 150-160 miliardi. Di questi circa 110-120 miliardi sono garantiti dallo Stato, mentre il resto è pagato dai privati che si rivolgono a strutture al di fuori dal servizio sanitario nazionale o a pagamento. Questa quota è cresciuta negli ultimi anni ed è sempre più urgente una modalità operativa che non generi “storture”.
Le nuove tecnologie permetterebbero di fare salti di competitività e anche di efficienza in questo senso, sta all’Italia continuare a investire su di essi.