Una nuova storia di risarcimento: Elisa

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UNA VITA DIFFICILE, UNA MORTE INCOMPRENSIBILE

 

È notte quando Elisa ha difficoltà a respirare.

È nel suo letto, accanto a lei c’è suo marito Franco, nell’altra stanza le sue due figlie.

Elisa non vuole svegliarli, non vuole disturbare nessuno. 

Elisa sente di gravare già troppo sulla sua famiglia: la dialisi, l’ipertensione, il diabete, il suo peso.

Non vuole aggiungere altre preoccupazioni a quelle che già vivono tutti, per “colpa” sua.

Ma quel senso di costrizione alla gola e l’incapacità di finire anche il più piccolo respiro la fanno allarmare.

Così Elisa sveglia Franco e le sue figlie, che subito preoccupati chiamano il 118.

L’ambulanza la porta presso la Casa di Cura S. Anna di Pomezia dove viene visitata.

La dottoressa che la prende in carico però è sicura: è solo ansia.

Così Elisa viene dimessa con la diagnosi di “generico malessere ed affaticamento e disturbo ansioso generalizzato”, è inutile ricoverare una donna con un attacco di panico, dice.

Elisa torna a casa, ma la situazione non cambia, anzi peggiora.

Dopo qualche ora Elisa ha di nuovo il respiro corto, affannato. Molto più di prima. 

Elisa perde conoscenza. 

Franco e le figlie decidono di chiamare la Guardia Medica: sono turbati, allarmati, è stata dimessa, era solo ansia…

Ma il medico di guardia appena vede Elisa dice di portarla con urgenza di nuovo al S. Anna. La donna sta troppo male e lui non ha gli strumenti per intervenire.

Intanto al Sant’Anna c’è stato il cambio turno, e quando arriva Elisa a riceverla è un altro medico, non la dottoressa che l’aveva dimessa.

Il dottore esamina il quadro clinico di Elisa: è gravissimo. Talmente grave che oramai non si può più fare nulla.

Il medico informa Franco e le figlie che Elisa sta morendo.

Se fossero arrivati qualche ora prima si sarebbe salvata.

Se la dottoressa si fosse soffermata sulle sue condizioni, si sarebbe salvata.

Se non ci fosse stata una diagnosi frettolosa, si sarebbe salvata.

Ma se prima c’è stata fretta, ora non c’è più tempo.

L’INCONTRO CON LA NOSTRA ASSOCIAZIONE

Il dolore per la perdita di una madre col tempo si placa, anche se ma non passa mai davvero. 

Per le due figlie di Elisa a quel dolore se ne aggiunge anche un altro. Perdere la propria madre per “fretta” non è possibile, non è accettabile. Non si può superare. Noi qui in Associazione cerchiamo sempre di parlare con i nostri assistiti in modo molto chiaro, diretto e semplice. Non possiamo cancellare nessun dolore ma possiamo fornire ai familiari vittime di errore medico, gli strumenti per affrontarlo. Perché il riconoscimento giuridico delle proprie ragioni, dei propri diritti e dello stesso ingiusto dolore, dà la possibilità di andare avanti.

 

IL RISARCIMENTO

La sentenza del Tribunale di Roma favorevole ha riconosciuto la responsabilità della dottoressa e della Casa di Cura S. Anna, condannate al risarcimento in favore del marito per €. 271.600,00 e le tre figlie per €. 223.100,00 ciascuna.

Categorie:Casi di Errori Medici

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