C’è un prima e un dopo. Ma la giustizia c’è sempre. La storia di Gabriella.

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È giovedì 27 gennaio 2005. Fuori fa freddo e il traffico è già in tilt. La spesa è rimandata, ma tanto anche in casa ci sono mille cosa da fare. Solo che Gabriella questa mattina non sta bene: ha un terribile mal di testa. Ma non è un dolore che conosce, è qualcosa di più violento a cui si aggiunge un senso di gonfiore, vertigini e una contrazione alla bocca che gliela storce vistosamente.

Gabriella ha paura, non riesce a capire cosa stia succedendo. E poi il malessere è insopportabile. Prende coraggio e decide di andare da sola al pronto soccorso di un grande ospedale di Roma. Qui i medici la rassicurano, è una semplice paralisi da freddo, il mal di testa è una conseguenza. Così le prescrivono delle sedute di magneto-terapia da fare presso lo stesso ospedale.

Gabriella è contenta, anche se non pensava che il freddo potesse fare tanto male. Ma dopo 3/4 giorni, i sintomi peggiorano. La terapia non sta dando alcun risultato. Gabriella soffre più di prima: torpore, nausea, vomito, contrazione facciale. E poi arriva l’immobilità. Gabriella non riesce più a muoversi, non sente più le gambe. Così viene portata d’urgenza in un altro ospedale romano. Qui i sanitari le danno una diagnosi molto diversa dalla prima e davvero sconcertante: herpes zoster e meningite. Il freddo non poteva fare tanto male.

Alla diagnosi seguono lunghi mesi di ricovero. Più di tre mesi di cure in ospedale a cui si aggiungono altri 5 mesi di faticose terapie riabilitative. Gabriella riprendere un po’ a vivere, ma non più come prima. La sua vita è totalmente cambiata e anche Gabriella lo è. Ha un grave deficit deambulatorio e una paresi facciale permanente. E la depressione le si è attaccata al cuore. Bastava una visita neurologica durante il primo controllo al pronto soccorso per capire cosa stesse accadendo e bloccare una patologia che, invece, andando avanti, è stata devastante.

L’incontro con la nostra associazione

La signora Gabriella viene a trovarci accompagnata da un familiare. Ci tiene a dire che, qualche tempo fa, avrebbe fatto tutto da sola e che se ora parla, ha bisogno che qualcuno dica meglio le sue parole. Prima sarebbe stata un fiume in piena. A questo termine Gabriella ricorre spesso: “prima”, prima del 27 gennaio, prima della visita al pronto soccorso. La sua vita “prima” era un’altra e anche Gabriella era una donna diversa. Ma la Gabriella di oggi ha comunque trovato la forza di pensare al suo presente. “Voglio solo giustizia”, ci dice guardandoci negli occhi. 

Nessun “prima” potrà tornare ma il suo “adesso” può essere giustamente risarcito.

  

IL RISARCIMENTO

È stato un percorso piuttosto lungo e complesso. Inutili sono stati tutti i tentativi di accordo bonario con la controparte tanto che si è reso necessario intentare un giudizio nei confronti della Struttura sanitaria. Il procedimento si è concluso solo nel 2015 con una sentenza favorevole con la quale il Tribunale di Roma ha riconosciuto un risarcimento pari a 283.848,00 euro. 

Provvedimento confermato anche nel giudizio di appello proposto dalla Struttura, che la Corte ha rigettato.

Categorie:Casi di Errori Medici

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