Padova: il personale sanitario va in ferie
e il reparto di pediatria chiude
La malattia non va mai in vacanza. Medici e infermieri sì.
Intendiamoci, sono tra le categorie che necessitano maggiormente di un periodo di riposo durante l’estate, ma la sanità dovrebbe essere sempre in servizio, a Natale come a Ferragosto.
Certo, anche i pazienti vanno in vacanza, quindi si registra un’importante contrazione dell’utenza nel periodo estivo: chi è in terapia e deve fare una visita di controllo o chi deve sottoporsi a un intervento chirurgico programmato, rimanda spesso a dopo le vacanze.
Pertanto c’è un calo tanto della domanda quanto dell’offerta.
Ma allora cosa è successo a Padova, nel più grande e importante reparto del Nordest?
Troppo pochi gli infermieri e quelli che ci sono, hanno dovuto coprire chi è andato in ferie.
Così, per la prima volta, chiude per tre mesi un intero piano della palazzina di Pediatria dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova. Posti letto riservati ai bambini con patologie cardiache e cardiochirurgiche, malattie metaboliche e gastrointestinali, sono stati tagliati da metà giugno a metà settembre. Con il rischio che alcuni piccoli pazienti debbano essere trasferiti e trovare posto in altri ospedali della provincia o della regione.
Così il piano ferie 2018 si declina per l’Ospedale in duecentoventi posti letto messi in stand-by, reparti accorpati, capacità di ricovero e di assistenza ridotte, attività chirurgica ridimensionata.
Il programma estivo servirà a mandare in vacanza i quattromila dipendenti non medici dell’Azienda ospedaliera universitaria. A prendere la valigia in mano per tre settimane saranno gli infermieri, gli operatori socio-sanitari, i tecnici di laboratorio e gli amministrativi, con flussi di fermo scaglionati.
Sacrosante ferie ma sacrosanti diritti
Ma un reparto di pediatria può appendere un cartello “chiuso per ferie”? Ovviamente no.
Ma allora perché succede, specialmente in Italia?
“Naturalmente nessun cartello è stato appeso, ma il reparto purtroppo è stato chiuso sul serio. Partiamo con la carenza del personale sanitario” dice Domenico Iscaro, ex presidente dell’Anaao, il più rappresentativo sindacato dei camici bianchi ospedalieri e una più che trentennale carriera da radiologo all’ospedale Santo Spirito di Roma. “Nei prossimi 10 anni “svaniranno” 40mila medici, perché quelli che vanno in pensione non vengono sostituiti e l’Università non forma un numero adeguato di giovani leve”.
“Proseguiamo con la carenza dei posti letto. Abbiamo perso negli ultimi 8 anni 20mila letti. In rapporto agli assistiti ne abbiamo meno della metà rispetto a Francia e Germania”.
E il rinnovamento tecnologico? “Nei nostri ospedali molte apparecchiature sono obsolete. E questo succede perché pretendiamo di mantenere un sistema che offre teoricamente gratis tutto a tutti con meno soldi ad assistito di quanti se ne investano nei Paesi sviluppati.
“Quindi il vero problema non sta nel mandare i sanitari in vacanza nel non investire nella sanità”.
Poi c’è l’Italia dal cuore grande, che proprio nel periodo estivo rafforza i servizi di volontariato per anziani, disabili e bambini ricoverati presso gli ospedali oncologici. O l’Italia di Comacchio, ad esempio, dove per sopperire alla grande affluenza nel pronto soccorso della zona, è attivo ed egregiamente funzionante un presidio medico di primo intervento, gestito da medici, infermieri e operatori socio-sanitari, dove è possibile recarsi per casi minori e poco gravi: piccole ferite che richiedono pochi punti di sutura, casi traumatologici come cadute dalla bicicletta o scivoloni nella doccia dello stabilimento balneare, eventi per i quali, ad un normale pronto soccorso cittadino ci si potrebbe passare l’intera vacanza.
L’Italia è vero, è anche questa ma noi vorremmo fosse una soltanto.
E se c’è della bellezza nella varietà, quando si parla di salute è solo l’unione a fare la forza.