Claudio era un uomo solido e dedito alla famiglia. Recarsi in ospedale era diventata un’abitudine. Ma oggi la sua famiglia non si abitua alla sua perdita, e chiede giustizia a quello stesso ospedale che lo conosceva bene.
LA STORIA
Da due anni Claudio si reca spesso presso il grande ospedale vicino casa. Una brutta ferita non vuole proprio rimarginarsi. Lì oramai lo conoscono tutti: medici, infermieri, sanitari, amministrativi. Ma trattandosi di un soggetto diabetico, per Claudio il copione è sempre lo stesso: eseguite le solite medicazioni, lo rimandano a casa rimettendolo al proprio medico curante. Purtroppo però quella ferita è un gravissimo carcinoma. Così Claudio viene sottoposto ad un intervento di amputazione della gamba sinistra, ma questo non è sufficiente a bloccare la malattia per troppo tempo non diagnosticata. Trascorre un anno di cure aggressive e, dopo tanta sofferenza, per Michele non c’è altro da fare. Morirà tra le braccia della moglie e della figlia.
L’INCONTRO CON L’ASSOCIAZIONE
A recarsi in associazione è la figlia di Claudio. E lei che a gran voce chiede giustizia per il padre “Essendo un soggetto diabetico era sempre sotto controllo e la frequenza con cui si recava in ospedale in qualche modo ci rassicurava: non ci sarebbero state brutte sorprese, almeno così credevamo. E invece i medici non lo hanno mai ascoltato davvero. Ora pretendo ascoltino me”.
IL RISARCIMENTO
Il risarcimento è intervenuto dopo due gradi di giudizio conclusisi entrambi con esito positivo. La CTU medica disposta dal Giudice ha fatto chiarezza sugli eventi riconoscendo la responsabilità dei Sanitari della struttura; la quale, pur ponendo in atto una tenace quanto ostinata difesa, è stata condannata a risarcire l’avente diritto con la somma di €. 225.000.