Tre volte in sala operatoria per un intervento di routine

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Emilia

Paziente sottoposta a tre interventi per un problema di reflusso gastroesofageo

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo molto fastidioso per chi ne è affetto. Non tutte le persone soffrono di questo problema allo stesso modo, si parla di malattia da reflusso gastroesofageo quando i succhi gastrici prodotti dallo stomaco dopo i pasti entrano in contatto con la parete dell’esofago causando bruciore di stomaco e rigurgito acido, sintomi che si manifestano con una certa frequenza e durata.

Oltre a questi sintomi il reflusso gastroesofageo può causare in alcuni pazienti anche dolore alla gola e tosse. Il trattamento prevede la somministrazione di farmaci da banco che riducono la produzione di acido, quando però il disturbo diventa quotidiano può influenzare negativamente la vita di chi ne è affetto: nel 30-35% dei casi il reflusso gastroesofageo può infatti portare a complicazioni come la comparsa di erosioni a livello dell’esofago, ulcere o restringimenti.

Quando i farmaci si rivelano inefficaci, è possibile risolvere il problema chirurgicamente.

Quando è consigliata e come si esegue l’operazione per reflusso gastroesofageo

La via chirurgica è consigliata quando:

  • i farmaci si rivelano inefficaci per curare il reflusso gastroesofageo;
  • i pazienti non rispondono bene all’azione dei farmaci;
  • i pazienti non sono nelle condizioni di sostenere una terapia farmacologica a lungo termine;
  • i dosaggi di farmaci necessari per risolvere il problema sono troppo elevati.

La chirurgia viene poi indicata quando la malattia è severa e anche in base alla posizione intratoracica della giunzione esofago-gastrica rilevata dall’esame radiologico, al fine di risolvere la causa anatomica del problema.

L’operazione, in genere, si esegue in laparoscopia praticando 5 piccole incisioni allo scopo di creare una barriera tra esofago e stomaco, per evitare il contatto con i succhi gastrici. Lo stomaco viene quindi avvolto in parte attorno alla giunzione esofago-gastrica, procedendo prima dell’operazione a misurare la lunghezza del tratto intra-addominale.

La misurazione viene ripetuta dopo la mobilizzazione dell’esofago mediastinico, se questo risulta inferiore a 1,5 cm viene effettuata una gastroplastica di allungamento. Si crea quindi un nuovo esofago sulla guida di un dilatatore che viene precedentemente posizionato nell’esofago del paziente. La plastica anti-reflusso viene quindi effettuata sul nuovo esofago.

Il caso di Emilia, operata per problemi di reflusso gastroesofageo

Emilia si è rivolta a noi di Periplo Familiare perché, dopo aver deciso di risolvere chirurgicamente un problema di reflusso e disfagia, è stata costretta a sottoporsi a ben 3 interventi.

All’epoca dei fatti Emilia ha deciso di recarsi presso il policlinico della sua città, per risolvere un problema di reflusso gastroesofageo che già stava trattando da tempo con dei farmaci ma che, da un po’ le stava provocando anche disfagia. Questa sopraggiunta difficoltà a deglutire, a dire il vero, la stava preoccupando più del solito e stava interferendo con il suo quotidiano. Da qui, l’intenzione di risolverlo.

Per superare il problema i medici hanno proposto un intervento di plastica dello iato diaframmatico, con cui costituire una barriera efficace tra stomaco ed esofago impedendo il passaggio inverso da stomaco a esofago e pertanto fermare il reflusso acido. Un intervento che, con le tecniche di oggi, è poco invasivo e con percentuali di riuscita altissime.

La paziente è stata quindi sottoposta all’intervento, dopo il quale è seguito un decorso nella norma per le prime due settimane.

È durante l’inizio della terza settimana post-intervento che Emilia ha iniziato a stare male lamentando un forte dolore nel punto dove era stato eseguito l’intervento. Infatti, un evidente rigonfiamento si era formato nella parte superiore della laparoscopia, tanto da rendere necessario un drenaggio e un ulteriore intervento chirurgico per la ricostruzione della parete addominale e per il posizionamento di una protesi.

Dopo il secondo intervento è stata riscontrata un’infezione batterica dovuta proprio a questa nuova operazione che per essere risolta necessitava di un ulteriore intervento chirurgico finalizzato alla rimozione della protesi infetta a distanza di soli 8 soli mesi dal suo posizionamento.

In seguito al terzo intervento Emilia è tornata a casa con un importante danno estetico e l’obbligo di eseguire nel tempo continui controlli per scongiurare altri inconvenienti.

L’intervento di Periplo Familiare per l’ottenimento del giusto risarcimento

Nonostante la chirurgia laparoscopica sia mini-invasiva e l’intervento della paziente presupponeva tempi brevi di recupero, l’operazione si è rivelata per lei un calvario sia fisico che emotivo che l’ha costretta a sottoporsi a continui controlli a causa di frequenti raccolte infettive e per la presenza di laparocele. A questo si aggiunge anche un importante, quanto doloroso, danno estetico.

Per questo Emilia ha deciso di rivolgersi a noi di Periplo Familiare. Il nostro staff di medici legali e avvocati ha seguito il suo caso, accompagnandola sia dal punto di vista legale, che morale, in tutto l’iter verso l’ottenimento del risarcimento.

Se anche tu hai subito un danno fisico a causa di un errore medico noi di Periplo Familiare possiamo aiutarti a denunciare l’accaduto e far valere i tuoi diritti: siamo la prima associazione in Italia a tutela delle vittime di malasanità.

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Categorie:Risarcimenti
Tags:risarcimento ottenuto

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