Nella dodicesima edizione del report MedMal, Marsh Italia ha raccolto e analizzato i sinistri dovuti alla malpratica sanitaria con l’obiettivo di restituire un’immagine quantitativa e dettagliata di questo fenomeno.
Il rischio clinico rappresenta oltre i due terzi dei sinistri per malpratica nel settore della sanità pubblica del nostro Paese, con l’errore chirurgico che si colloca al primo posto (37% dei sinistri), seguito dall’errore diagnostico (20%) e da quello terapeutico (12%).
Questo è quanto emerge dalla dodicesima edizione del MedMal Report di Marsh.
Lo studio analizza infatti i dati sui sinistri da medical malpractice, che vengono trasmessi in forma anonima dalle strutture mediche pubbliche e private, per fornire alle aziende sanitarie uno strumento utile a conoscere i trend principali, valutare la propria esposizione al rischio e formulare strategie di miglioramento del servizio e per prevenire eventi avversi.
Il report, che si basa sui dati ottenuti dalle autorità sanitarie pubbliche e private di tutta Italia dal 2004 al 2019, rileva che il costo medio per sinistro nel settore della sanità pubblica è aumentato del 7% (seguendo un trend inaugurato nel 2011) e ad oggi supera i 100.000 euro, con un liquidato medio di 86.000 euro.
Tra le novità della dodicesima edizione del report, dei focus di approfondimento sulle infezioni correlate all’assistenza nonché sugli effetti della pandemia di Covid-19. Ma veniamo ai numeri.
Cosa ci dice il Report
Il costo totale dei sinistri nel settore pubblico per il periodo 2004-2019 ammonta a circa 1 miliardo e 461 milioni di euro, di cui il 53%, ovvero 774 milioni di euro, si riferisce a importi liquidati al danneggiato.
Nel settore della sanità privata, il report evidenzia come la maggior parte dei sinistri analizzati derivi da specialità legate all’area chirurgica, con il 63% del totale dei sinistri delle case di cura, seguita dall’area medica al 14,4% e dall’area materno-infantile al 6,6%.
Dalla ricerca emerge inoltre come il numero di sinistri relativi alle RSA sia in crescita e ora registri una media di 10 sinistri all’anno tra tutte le strutture esaminate.
Il report ha poi esaminato l’effetto profondo della pandemia di Covid-19 in Italia.
L’impatto del Covid-19 è più evidente nel settore della sanità privata, dove rappresenta quasi la metà dei sinistri (47,1%) e coinvolge principalmente le RSA e le strutture dedicate all’assistenza a lungo termine. Però, sebbene ci siano meno sinistri correlati al Covid-19 nel settore pubblico, il costo medio di 127.000 euro per sinistro è significativamente più alto di quello del settore privato (50.000 euro in media per sinistro).
Il problema delle infezioni
Dal report emerge infine che siano le infezioni ospedaliere la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria: solo nel 2019 la loro incidenza, rispetto al totale dei sinistri in questo ambito, ha raggiunto il 7,4%. Una situazione che, stando ai dati, produce un notevole impatto, arrivando all’8,6% dei costi delle aziende sanitarie in termini di prolungamento delle degenze, per via delle complicazioni del fenomeno infettivo, e di potenziale sviluppo di ulteriori eventi avversi, senza trascurare l’impatto sulle condizioni del paziente.
Dall’analisi emerge che le Infezioni Correlate all’Assistenza, le cosiddette “Ica”, provocano infatti decessi in percentuale maggiore rispetto a quanto osservato nel campione generale dei sinistri.
Un fattore che contribuisce a innalzare il costo medio dei sinistri da infezione, che si attesta sui 126 mila euro per singola pratica, fra i più alti del campione.
Conclusioni
Il Covid-19 ci ha senza dubbio catapultati in uno stato emergenziale mai affrontato prima e pertanto dalla lettura dei dati dobbiamo tenerne conto. Ciò su cui invece occorre riflettere e imporre una risoluzione urgente, è sulla frequenza delle infezioni nosocomiali, che ai tempi di ieri e di oggi, rappresentano un importante problema di malpratica sanitaria.