La pandemia ha costretto la sanità a ricorrere a modi alternativi di fornire assistenza per limitare il più possibile l’esposizione al virus. La telemedicina ha avuto un ruolo importante e lo avrà anche nel futuro.
L’emergenza Covid-19 ha indubbiamente mutato non solo la domanda di cure, ma proprio la concezione stessa di sanità. Basti pensare a come una parola quale “telemedicina” (fino a pochi mesi fa velata di mistero), oggi sia al centro dell’informazione. I cittadini richiedono televisite, teleconsulti, telemonitoraggio e, come avviene quando nasce una domanda, in breve tempo è venuta a delinearsi un’offerta.
La pandemia da Coronavirus, infatti, ha messo in luce la grande importanza della telemedicina, che rappresenta a tutti gli effetti il fulcro della medicina moderna e sostenibile. Grazie a nuovi processi organizzativi e tecnologici permette infatti, da una parte di eliminare le barriere di distanza, tempo e costi per l’accesso alle cure, dall’altra di non esporre, in situazioni di emergenza come quella causata dal Covid-19, il personale sanitario e i pazienti stessi al rischio di infezioni.
I dati dell’indagine
Secondo un’indagine commissionata dalla divisione di urologia dell’ospedale di Orbassano, in provincia di Torino, dopo il lockdown l’88% delle persone in cura ha espresso un forte interesse per la nuova pratica medica. E in tutta Italia, dalla Valle d’Aosta alla Puglia, la telemedicina è ormai una prassi.
Le visite a distanza si sono consolidate durante la quarantena quando andare in ambulatorio, in piena emergenza Covid, era un rischio sia per il paziente sia per il personale sanitario.
L’urologia di Orbassano, durante i due mesi di fase acuta della pandemia, ha sospeso l’attività ambulatoriale, col conseguente annullamento delle visite già programmate. L’équipe ha contattato telefonicamente i pazienti ai quali era stato interrotto il controllo clinico. Lo studio in questione ha coinvolto 600 persone tra i 44 e gli 89 anni, per un’età media di 74 anni.
L’85% dei casi, secondo la rilevazione, ha riferito una stabilità dei sintomi al colloquio telefonico, permettendo di riprogrammare in sicurezza un controllo successivo. Il 46% degli intervistati, inoltre, si è detto favorevole a essere seguito con approcci di telemedicina anche dopo l’emergenza, sia per il timore di eventuali contagi, sia per sperimentare la nuova tecnica medica.
Dall’altra parte, però, considerando l’età avanzata degli interpellati, è emerso il limitato grado di informatizzazione dei pazienti. Non tutti, telefono a parte, sono dotati di computer, tablet o connessione internet.
La telefonata da parte del medico per un aggiornamento sul quadro clinico, pur essendo di aiuto al paziente, è una cosa assai diversa dalla televisita. Quest’ultima dovrebbe sempre prevedere un contatto visivo, permettere di acquisire rilievi diagnostici e poter essere archiviata per opportuni confronti e valutazioni cliniche nel tempo.
La telemedicina seppur gradita e potenzialmente molto utile appare limitatamente applicabile su larga scala, soprattutto tra gli anziani, per la scarsa diffusione e conoscenza delle tecnologie. Occorre quindi investire risorse per attrezzare le strutture sanitarie e gli utenti dei supporti telematici necessari e nello stesso tempo educare il personale e i pazienti all’utilizzo di queste tecnologie, avviando così un processo di alfabetizzazione digitale.
Siamo pronti per il futuro?
Il coronavirus e l’emergenza sanitaria che con esso si è verificata non hanno portato alla nascita della telemedicina, bensì hanno confermato la fondamentale importanza che questa gioca nel ridisegnare il sistema sanitario attraverso la salute e le cure digitali. Quanto accaduto negli ultimi mesi, ma ancor di più quello che si prospetta per la fase post-Covid, “obbliga” politici, medici ma anche gli stessi pazienti a riconoscere il momento per concretizzare una sanità a distanza che sappia raggiungere tutti, in particolare i profili fragili e cronici.
Perché ciò avvenga appare indispensabile implementare un sistema di salute e cure digitali (la cosiddetta sanità digitale) che comprenda in sé i momenti della televisita, del teleconsulto e del telemonitoraggio: solo garantendo tutti questi aspetti, assicurandone una loro sinergica integrazione, sarà possibile pensare di inaugurare una medicina davvero moderna. Il futuro ci chiede di perseguire un modello di cure che, nel segno della digitalizzazione del sistema, possa essere personalizzato; in questo nuovo scenario medico e paziente saranno entrambi direttamente coinvolti e stringeranno un patto di collaborazione davvero efficace e realmente inclusivo.