L’associazione Periplo Familiare tutela i diritti dei pazienti danneggiati e dei loro familiari supportandoli prima di tutto nelle giuste azioni da compiere.
Con il termine neurochirurgia ci riferiamo a quella branca della medicina che si occupa di patologie che colpiscono il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico. L’attività si sostanzia pertanto nella diagnosi e nel trattamento chirurgico di problemi che coinvolgono il cervello, la colonna vertebrale, i nervi periferici e le arterie presenti nel collo.
I casi più frequenti di errori che si registrano nella neurochirurgia riguardano le lesioni alle terminazioni nervose o al nervo motorio durante un intervento chirurgico di ernia del disco, lesioni al midollo spinale dovute alla mancata immobilizzazione della colonna vertebrale e le lesioni al midollo spinale durante l’esecuzione di un intervento chirurgico con conseguente paralisi degli arti.
L’associazione Periplo Familiare si impegna nella difesa dei pazienti che hanno subito danni a causa di errori medici in neurochirurgia. Con un team di avvocati specializzati in malasanità e medici esperti, offriamo consulenza e assistenza legale completa e personalizzata per affrontare casi di errori medici in neurochirurgia. Il nostro obiettivo è assicurare che i pazienti ricevano il giusto risarcimento danni per le sofferenze subite a seguito di interventi chirurgici complicati.
L’aneurisma cerebrale è una dilatazione di un vaso arterioso cerebrale che può sfociare nella rottura della parete vasale e causare un’emorragia estremamente pericolosa per il paziente.
Tra i sintomi caratteristici c’è una forte cefalea, spesso associata a nausea e ad episodi epilettici. Gli aneurismi cerebrali possono essere trattati chirurgicamente in caso di rottura o qualora vi siano potenziali rischi. La chirurgia preventiva è raccomandata solo quando sussiste un’alta probabilità di rottura, poiché l’intervento già di per sé può comportare gravi complicanze, come danni cerebrali o ictus.
Decesso per ritardo operativo
La signora Natalia, di 51 anni, è al lavoro quando accusa forti dolori alla testa con conseguente svenimento. Con l’arrivo del 118, viene trasportata al Pronto Soccorso di un vicino Ospedale dove le viene assegnato un codice verde con la diagnosi di sofferenza da cervicale.
A fronte del grave peggioramento delle condizioni che evidenziavano i segni di una criticità cerebrale, con intensi episodi di vomito, il neurochirurgo dispone l’esecuzione di una panangiografia urgente per emorragia cerebrale in atto. L’operazione, però, viene procrastinata dai sanitari i quali intervengono sulla rottura dell’aneurisma con un grave ritardo operativo. Dopo due giorni di coma, la signora Natalia decede.
IL DANNO SUBITO
La signora Natalia è stata vittima di un’errata diagnosi al pronto soccorso e di un ritardo operativo da parte del personale sanitario che non ha agito tempestivamente sull’emorragia in atto. Al decesso della donna si aggiunge il calvario subito dalla signora e dai suoi congiunti.
IL RISARCIMENTO
La vertenza si è conclusa con una sentenza del Tribunale di Roma, che ha riconosciuto ai familiari un risarcimento di € 135.000,00.
I tessuti presenti tra le ossa della colonna vertebrale sono chiamati “dischi intervertebrali” e formano un’articolazione che consente il movimento. Quando il rivestimento esterno del disco si rompe, il nucleo polposo può fuoriuscire dalla propria sede causando un’erniazione del disco.
Il ricorso alla chirurgia è in genere necessario in circa un caso di ernia del disco su 10; a differenza del passato, quando si interveniva molto più rapidamente, viene oggi preso in considerazione se ci sono evidenze certe di una grave compressione del nervo, se i sintomi non sono migliorati attraverso l’approccio conservativo dopo 3-6 mesi, se ci sono difficoltà a camminare, e se sono presenti sintomi gravi, come debolezza muscolare progressiva o un’alterazione della funzione della vescica.
Vincenzo è ragazzo calabrese di 30 anni, che soffre di una lombalgia causata da una discopatia.
Colto da forti dolori, si reca presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale più vicino. Qui, pur riscontrando la serietà del problema, i sanitari lo dimettono senza eseguire ulteriori accertamenti. Tornato a casa, nei giorni seguenti la situazione per Vincenzo continua a peggiorare, così, insieme a suo padre Michele, si dirige verso un altro Ospedale dove, effettuata una risonanza magnetica, viene diagnosticata un’importante ernia discale con compromissione delle attività funzionali.
I medici decidono per un intervento d’urgenza senza però fornire al ragazzo alcuna rassicurazione circa il suo esito effettivo. Vincenzo, con estrema preoccupazione, fornisce il suo consenso ma l’intervento, avvenuto con estremo ritardo, gli procura conseguenze gravi ed evidenti sia deambulatorie, sia funzionali nonché psicologiche.
IL DANNO SUBITO
Le conseguenze subite post intervento sono state: perdita totale delle funzioni vescicali, fecali e grave deficit erettile, mentre la deambulazione è andata migliorando solo dopo molti mesi di riabilitazione.
IL RISARCIMENTO
Il risarcimento è intervenuto dopo due gradi di giudizio, entrambi conclusisi positivamente, nel corso dei quali l’istruttoria svolta, e principalmente la Consulenza medico legale disposta dal Tribunale di Reggio Calabria – affidata a professionista esperto della branca neurologica – ha consentito di accertare la responsabilità dei medici della Struttura, la quale è stata condannata al pagamento della somma complessiva di € 650.000,00 in favore del ragazzo e di suo padre, chiamato ad assistere il figlio per il resto dei suoi giorni.
I neurinomi sono dei tumori benigni della guaina dell’ottavo nervo cranico. Si manifestano generalmente con una riduzione della capacità uditiva. Quando necessitano di terapie, possono essere trattati chirurgicamente o con le radiazioni: la radioterapia offre un’alta possibilità di arrestare la crescita dei neurinomi del nervo acustico. Rappresentano il 7-8% dei tumori intracranici. Nel 95% dei casi si verifica unilateralmente, ma può essere anche bilaterale o associato ad altre lesioni.
Sordità parziale ed emiparesi del volto
Il signor Roberto, di 37 anni, accusa da giorni un forte acufene all’orecchio sinistro.
Decide quindi di rivolgersi ad un otorino il quale, trovando tutto nella norma, riconduce l’inconveniente ad un problema di masticazione. Trascorso un anno, e visto il perdurare del problema, Roberto si reca nuovamente dal suo specialista dove viene nuovamente rassicurato.
Passa così ancora un anno ma questa volta, oltre all’acufene, Roberto accusa anche una forte diminuzione dell’udito. A questo punto, decide di rivolgersi a un altro medico che, sottoponendolo a un esame audiometrico, rileva una perdita dell’udito al 60% e gli consiglia una R.M. di approfondimento. Sarà quest’ultimo esame a far emergere finalmente la diagnosi: neurinoma del nervo acustico di circa 3 cm.
In breve tempo Roberto viene sottoposto ad intervento chirurgico di asportazione del neurinoma, ma l’intempestività con cui si è proceduto, a causa del ritardo diagnostico, ha causato a Roberto la perdita totale dell’udito dell’orecchio sinistro ed una emiparesi del volto.
IL DANNO SUBITO
Se si fosse prescritto un esame diagnostico maggiormente approfondito, soprattutto visto il perdurare del disturbo, Roberto quasi sicuramente non avrebbe riportato queste gravi conseguenze, incidenti sia sulla sua vita sociale che su quella professionale.
IL RISARCIMENTO
Dopo numerose trattative intervenute con il medico responsabile, il quale in un primo momento ha negato ogni addebito, in sede di mediazione obbligatoria si è riusciti a transigere la vertenza con il risarcimento a favore del signor Roberto della somma di € 46.000,00.
La sindrome della cauda equina è una patologia neurologica causata da una lesione delle radici nervose contenute nell’ultima porzione del canale vertebrale che decorre all’interno della colonna vertebrale. La lesione delle radici può derivare da anomalie congenite, da ernia del disco, da processi neoplastici o malattie degenerative e infiammatorie.
Grave disabilità per intempestività d’intervento
Il signor Antonio, di 58 anni, si reca al Pronto Soccorso a causa di un forte dolore a carico degli arti inferiori. Gli viene diagnosticata una lombosciatalgia causata da ernia L4-L5 e stenosi del canale midollare. Antonio viene ricoverato e trattato con una terapia a base di cortisone che però non calma la sintomatologia lamentata, ma che anzi la aumenta sino a creare un deficit neurologico.
Nonostante un peggioramento così repentino, solo dopo 36 ore Antonio viene trasferito presso un altro ospedale dove viene eseguita una RM che evidenzia un voluminoso materiale intracanalare che comprime il sacco durale e la cauda equina. Si procede quindi ad un intervento chirurgico d’urgenza.
Purtroppo, il mancato tempestivo trasferimento presso un’altra struttura in grado di attuare sia la terapia decompressiva sia l’intervento, hanno provocato ad Antonio gravi danni permanenti di origine fisica e psichica.
IL DANNO SUBITO
Il signor Antonio ha purtroppo riportato gravissime difficoltà nella deambulazione, paresi del piede destro, dissinergia sfinterica, ritenzione urinaria oltre ad una condizione di impotenza e a un grave danno di natura psichica.
IL RISARCIMENTO
Dopo lunghe trattative con la Struttura Ospedaliera e la Compagnia Assicuratrice della stessa si è giunti ad una transazione con la liquidazione in favore del signor Antonio della somma di € 380.000,00.
Gli interventi di neurochirurgia possono comportare rischi seri e importanti, tra cui: lesioni alle terminazioni nervose o al nervo motorio, lesioni al midollo spinale con conseguente paralisi degli arti. Queste possono avvenire rispettivamente: durante un intervento chirurgico di ernia del disco, durante l’esecuzione di un intervento chirurgico o per mancata immobilizzazione della colonna vertebrale. Ogni caso è però specifico, per questo è sempre bene contattare Periplo in quanto esperti legali in malasanità
Se si sospetta di aver subito un danno durante o dopo un intervento neurochirurgico, alcuni indizi potrebbero essere: dolore persistente, nuovi sintomi neurologici, segni di infezione, complicazioni post-operatorie. La nostra associazione a sostegno delle vittime di errori medici e malasanità aiuta a raccogliere le prove necessarie a determinare se si è verificata negligenza medica, imperizia medica o imprudenza medica.
Se si sospetta di essere vittima di malasanità dopo un intervento di neurochirurgia, è bene conservare tutta la documentazione medica relativa al proprio caso, in particolare tutte le cartelle cliniche, comprese quelle di storia pregressa. Infine sarà utile contattare immediatamente la nostra associazione a tutela delle vittime di errori medici e malasanità. Un nostro avvocato esperto potrà guidare la vittima di malasanità nei passi successivi per ottenere giustizia e un possibile risarcimento attraverso un accordo bonario.
La nostra associazione a tutela delle vittime di malasanità offre supporto legale a queste ultime anche nei casi facenti parte del ramo di neurochirurgia per far sì che i loro diritti siano rispettati e che si raggiunga il giusto risarcimento per il danno subito. Lavoriamo per garantire che i diritti delle vittime di malasanità siano tutelati, cercando di ottenere un risarcimento adeguato attraverso trattative con il medico o la struttura sanitaria coinvolta, evitando il ricorso a processi legali quando possibile al fine di velocizzare l’iter.
I tempi per ottenere un risarcimento in caso di errore medico in neurochirurgia possono variare a seconda della complessità del caso e della disponibilità delle prove. Generalmente, le trattative per un accordo bonario possono richiedere diversi mesi. La nostra associazione per le vittime di errori medici e malasanità potrà fornire una stima più precisa dei tempi dopo una valutazione dettagliata del caso in questione.